Passeggiata dell’orso tra le case di PRADA
SAN ZENO DI MONTAGNA.
L’animale non va in letargo, mentre la Polizia provinciale continua i controlli e invita:
«Non lasciate rifiuti in giro, deve restare schivo com’è»
di Barbara Bertasi
Il nome non è granché: KJ2G2. Ma è lui, l’orso del Baldo. Che per ora di letargo non vuole sentire parlare. Arrivato quest’estate dal comprensorio (e parco) dell’Adamello Brenta, sta mettendo radici e prendendo abitudini. A PRADA, è stato avvistato due volte in tre giorni. È comparso, sempre di notte, davanti alla casa della stessa persona, la quale, ha segnalato il caso al Corpo forestale dello Stato di San Zeno di Montagna e alla Polizia Provinciale, che hanno effettuato un sopralluogo.«Era proprio bello, placido e tranquillo», racconta Giorgio Silvetti, 58 anni, comandante Alitalia in pensione, uno dei pochi che per tutto l’anno, dopo 36 anni di voli, risiede stabilmente in via Fies, poco lontano dall’impianto di risalita, dove il plantigrado gli ha fatto visita. «In questa zona», racconta, «ci sono tantissimi animali: uccelli, caprioli, scoiattoli. E da quando abito qui, cioè da due anni, ho familiarizzato con una volpe che viene spesso a trovarmi perché le lascio del cibo: panini, resti di carne, avanzi». Silvetti ha due cani. Arno, un incrocio tra un lupo e un maremmano, e Billo, un labrador. «Vivono liberi in giardino e sono le mie sentinelle», dice. «Abbaiano per qualsiasi rumore, ma quella sera, verso le 23, erano letteralmente impazziti». Silvetti a quell’ora era già a letto. Sentendo il baccano, ha preso una grande torcia elettrica ed è corso sul terrazzo per capire che accadesse: «Ho visto due occhi grandi, grandissimi», ricorda. «Ma in PRADA ci sono parecchi asini e cavalli liberi, perciò ho pensato che uno di loro fosse arrivato fin qui». Fino a Fies, dove sta la sua villetta tra un grumo di case a picco sul lago di Garda, giusto sopra Castelletto di Brenzone. «Invece, puntando il faro, ho capito che era un orso, un bell’esemplare», dice. «Stava proprio nel punto dove di solito metto gli avanzi. E, mentre i cani impazzivano, lui rimaneva fermo, immobile, senza dar segni di paura. S’è mangiato le ossa, i panini della volpe e, mentre lo illuminavo, guardava tranquillo oltre la rete. S’è fermato dieci minuti buoni. Che emozione». Poi è rientrato nel buio, scomparendo tra i noccioli, le roverelle, gli arbusti del bosco che cresce al limitare del cortile.Silvetti, il giorno seguente, è corso a comprare un’altra pila, stavolta da 500 watt, che subito tornata buona. «Verso l’una ho sentito di nuovo i cani abbaiare follemente. Sono uscito e l’orso era ancora lì. Illuminandolo potentemente l’ho visto meglio. Camminava lento, pacifico, con la testa alta. Ha un bel pelo liscio, un mantello scuro con una chiazza più chiara sul fianco destro. Ha mangiato i panini, la pastasciutta, ma se n’è andato quasi subito». Silvetti ha avvertito le forze dell’ordine: «Solo per far sapere che, se in due giorni l’orso si presenta nella medesima zona, significa che è quella che frequenta abitualmente, che sta qui», dice. «È una ricchezza per noi e per questa montagna, una presenza che personalmente mi ha emozionato. Gli darei sempre da mangiare per farmelo amico e vederlo spesso, ma la polizia provinciale me l’ha vietato, raccomandandomi di ritirare ogni traccia di rifiuti per evitare che familiarizzi troppo con l’uomo e che s’avvicini alle case».Katherine Cozza, l’agente della Polizia provinciale che segue la questione su incarico del comandante Davide Zeli, commenta. «L’orso è stato descritto come molto bello, con un pelo folto e in ottima forma, ciò che si addice a un animale sano e giovane qual’è, prossimo a compiere i due anni», spiega. «Come di prassi, siamo saliti a San Zeno per raccogliere informazioni e per spiegare l’etologia dell’orso. In questo caso abbiamo soprattutto raccomandato di non dare cibo, soprattutto avanzi casalinghi, per evitare che s’abitui a frequentare case e giardini e perché resti selvatico, in grado di alimentarsi autonomamente di quanto il Baldo già gli offre in abbondanza».