mercoledì 31 dicembre 2008

da www.larena.it: Sul baldo è allarme valanghe

photo by ADM: le creste del Monte Baldo verso il Rif.Telegrafo
da http://www.larena.it/ di Domenica 28 Dicembre 2008
IL SOCCORSO ALPINO. Tanta neve e pendii ghiacciati sul versante di Novezza: «Per lo scialpinismo è meglio attendere» Marco Vignola (Soccorso alpino)
Sono sul baldo e stanno seguendo una giornata di addestramento valanghe i volontari del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico (Cnsas) di Verona. «La situazione è estremamente critica e sconsigliamo vivamente in questo periodo di avventurarsi sul versante di Novezza per la pratica dell’escursione con racchette o per lo scialpinismo», avverte Marco Vignola, responsabile della stazione di Verona del Soccorso alpino. Ha seguito con apprensione un gruppo salito dal canalone Osanna: «Nella traversata su pendii ripidi le ciaspole perdono aderenza e si trasformano in slitte, aumentando i rischi», denuncia, ricordando il recente incidente sul Carega, vicino a Passo Pertica, all’uscita della prima galleria di un escursionista trentasettenne di Caldiero, tradito dalla pendenza e dalla neve ghiacciata, fermatosi per fortuna al primo terrazzino, dopo una scivolata di 30-40 metri nella quale ha rimediato la frattura del bacino e di una rotula e ancora ricoverato al Santa Chiara di Trento.«Sul baldo tutti i canaloni devono ancora scaricare l’eccesso di neve ed è pericoloso avventurarsi. Qualche garanzia in più la offre il versante di Prada, dove l’umidità del lago ha assestato lo strato, ma le ciaspole è meglio usarle in Lessinia e nei boschi, non su pendii ghiacciati e ripidi», aggiunge Vignola.Marco Heltai, guida alpina e tecnico di elisoccorso ha appena terminato l’addestramento ai volontari del Soccorso alpino in tema di valanghe: «È nevicato presto su terreno non ancora gelato. Poi il freddo ha ghiacciato lo strato superiore lasciando umido quello inferiore a contatto con il terreno e non ben aggregato ad esso. È la condizione ideale per il distacco di valanghe. Gli appassionati di scialpinismo devono pazientare ancora, almeno una decina di giorni. Del resto questa pratica alpinistica è tipica del mese di febbraio e la stagione è troppo anticipata», ripete. Il freddo di questi giorni accresce il pericolo di distacchi perché il vento ha spostato cumuli di neve da un luogo all’altro e l’umidità sottostante sale verso l’alto muovendo un manto che non è aggregato al fondo.Le raccomandazioni sia del Corpo forestale dello Stato sia dei volontari del Soccorso alpino sono quelle tradizionali di partire informati sulle condizioni meteo e della neve, consultando i bollettini quotidiani di Arpav e Meteomont; di essere attrezzati con l’apparecchio Arva per la ricerca sotto valanga, di sonda e pala nello zaino; soprattutto di saper rinunciare quando le condizioni lo richiedono perché non c’è da vergognarsi a rispettare la montagna e la vita.V.Z.

da www.larena.it: Si chiude uno degli anni più caldi degli ultimi cento

grafico da wikipedia.org
http://www.larena.it/ di Mercoledì 31 Dicembre 2008
STATISTICHE. Il bilancio climatico di questi dodici mesi conferma un graduale riscaldamento, poca la nebbia, quasi assente la neve in città. Solo ora è vero inverno. Temperatura media più alta di 1,5 gradi rispetto al passato.
Ancora una volta molto più caldo del normale ma con piogge abbondanti, specie nel finale. Tanti sono i fenomeni che ci faranno ricordare il clima del 2008, caratterizzato a Verona e provincia da eventi anche bizzarri.Inverno mite con un gennaio eccezionale, primavera incostante, estate normale, settembre rovente, autunno caldo ma molto piovoso. In città la temperatura media dell'anno è stata di ben 15,2 gradi (14,6° all'aeroporto), quasi 1,5 gradi in più rispetto alla media degli ultimi cinquant'anni.E una cosa è certa: il 2008 è sicuramente uno dei cinque o sei anni più caldi degli ultimi cento. La causa di tanta anomalia sta soprattutto nelle temperature abnormi dell'inverno scorso nonché degli ultimi tre mesi. Per la verità, con la sola eccezione di luglio, tutti i mesi del 2008 hanno fatto registrare temperature medie mensili oltre la media, fino a tre gradi più in gennaio e ottobre.C'è però un dato positivo: il buon recupero delle piogge. Su Verona-città sono caduti 930 millimetri d'acqua (circa 910 all'aeroporto), oltre 100 in più rispetto alla statistica. Completamente assente la neve in città (2-3 centimetri nella Bassa), come del resto accade da alcuni anni. Discorso diverso per la montagna veronese, alle prese con un dicembre che non vedeva tanta neve a memoria d'uomo. LE QUATTRO STAGIONI. L'anno è iniziato con un gennaio eccezionalmente mite: 3° oltre la media. Rarissimi i precedenti: solo nel 2007, nel 1998 e nel 1987 ci fu più caldo in questo mese. Febbraio aggiusta un po' il tiro di un inverno in sordina proponendo minime fino a -7/8° nelle campagne, ma nulla arresta una primavera partita in anticipo: addirittura 27 i gradi raggiunti il 2 marzo grazie al vento di foehn: mai tanto caldo così in anticipo a Verona, anche se a fine mese c'è una piccola retromarcia con qualche gelata tardiva. Aprile e maggio non presentano anomalie particolari.Giugno è a due volti: molto piovoso e freddo nella prima metà, caldissimo nella seconda. In una decina di giorni si passa da giornate umide con temperature di 18 gradi ai 35° gradi del giorno 26. L'estate trascorre all'insegna della normalità.Luglio conta una ventina giornate con massime oltre i 30°, ma vengono appena raggiunti 33-34° per un paio di giornate. Agosto è un po' più caldo ma senza eccessi (28 giorni con massime pari o superiori a 30 gradi, ma mai più di 33°): nella seconda metà non si verifica però quel calo termico che porta la stagione al declino. Anzi, la prima metà di settembre è eccezionale: nei primi 13 giorni le temperature superano costantemente i 30 gradi, con una punta vicina ai 33° e afa pesante come in pieno luglio.Anche l'autunno si farà desiderare. La prima metà di ottobre vede temperature quasi estive: ben quattro le giornate con termometro oltre i 25°. Mai questo mese fu mediamente così caldo. Anche novembre è stato eccezionale, almeno nella prima metà, tanto che solo il giorno 20 abbiamo avuto la prima temperatura massima sotto i 10 gradi. Solo ora dicembre ci sta portando verso il vero inverno. LE PRECIPITAZIONI. Se l'aridità era stata una delle caratteristiche meteo del 2007 (piogge per 590 millimetri), non altrettanto si può dire del 2008: su Verona sono caduti ben 930 millimetri d'acqua, un dato superiore agli 800 previsti dalle statistiche degli ultimi cinquant'anni. Non pioveva tanto dal 2001. Aprile, giugno, novembre e dicembre sono stati i mesi più piovosi e assorbono da soli il 65% delle piogge dell'anno. Dicembre ha poi eguagliato il record del 1996 (140 millimetri). Piuttosto aridi invece i mesi di febbraio e marzo, mesi nei quali è piovuto meno della metà del previsto.Il dato del 2008 spezza due anni particolarmente aridi come il 2006 e il 2007: va detto però che il 50% delle piogge cadute nell'anno si concentra in appena 16 giornate. Buono, di conseguenza, il recupero delle acque del Garda che nel 2007 aveva toccato livelli mai visti. LA NEVE. Pochissima, appena qualche fiocco. Solo nella mattinata del 24 novembre e nella sera di Natale Verona ha rivisto qualche favilla di neve dopo quasi due anni di assenza. D'altra parte il capoluogo scaligero è in realtà notoriamente allergico alla neve per effetto del vento di foehn in arrivo dai Lessini al transito di ogni perturbazione. È un vento mite che alza le temperature a ridosso delle colline e abbassa l'umidità fino ad impedire la caduta della neve in tutta la fascia pedemontana della provincia. Discorso diverso per il baldo e per la Lessinia: dalla fine di novembre a metà dicembre a metà dicembre, a San Giorgio l'accumulo di neve ha superato i 2,5 metri! LA NEBBIA. Poca. In aeroporto Sono state in tutto 33 le giornate interessate dal fenomeno (di cui 9 nel solo mese di febbraio), circa 16 in città. Sicuramente più del 2007, quando all'aeroporto sono stati appena 22, mentre in città il fenomeno aveva fatto la sua comparsa non più di sette o otto volte. Al.Az.

lunedì 29 dicembre 2008

due casi da risolvere...ai piedi del Gigante

per chi ha più tempo da leggere (o per chi ce l'ha sempre) in questo vacanze di fine anno, consiglio due interessanti romanzi che coniugano la passione per l'alpinismo e le grandi montagne con la tensione tipica dei polizieschi o thriller.
Come scenario abbiamo i ghiacciai e le pareti del Bianco, spaziando dal ghiacciaio del Toula alle parete dell'Envers des Aguilles.
Il protagonista (il nostro Montalbano) è Nanni Settembrini guida alpina e soccoritore di Courmayeur. Cittadino "prestato" alla montagna anche nel secondo libro si scontrerà con le sue difficoltà famigliari e professionali, ancora alla volta alla ricerca di alpinisti svaniti nel nulla.
Le due schede disponibili sul sito della CDA-Vivalda:

Autore: Enrico Camanni:
Nato a Torino nel 1957, è approdato al giornalismo attraverso l’alpinismo. Nel 1985 ha fondato il mensile “Alp” e oggi dirige la rivista internazionale “L’Alpe”. Collabora con le pagine culturali de “La Stampa” e si occupa di progetti museali (Bard, Torino, Vinadio). Ha curato libri sulla letteratura e la storia dell’alpinismo, un saggio sulla nascita delle Alpi (In principio era il mare) e un’antologia di Dino Buzzati (Le montagne di vetro). Per il Gruppo Abele ha lavorato a un’inchiesta sul suicidio in Italia (L’ultimo messaggio). Con Bollati Bolinghieri ha pubblicato La nuova vita delle Alpi. In questa collana sono apparsi quattro romanzi: Cieli di pietra, La guerra di Joseph, La notte del Cervino e La sciatrice, prima avventura di Nanni Settembrini.
di Andrea Negri

giovedì 25 dicembre 2008

da www.larena.it «Noi, sul baldo, sepolti dalla neve»

bufera davanti al Rifugio "Fiori del Baldo" - photo by ADM
di Bartolo Fracaroli
Gli Oliboni gestiscono da anni il rifugio dei «Fiori». Per giorni sono rimasti isolati a causa delle bufere
Riaprono da Santo Stefano all’Epifania la bidonvia e la seggiovia che da Prada salgono a Costabella. Lassù, la scorsa settimana, quattro veronesi sono rimasti isolati per giorni a causa della bufera che ha accumulato metri di neve sulle creste della montagna. Sono i proprietari del rifugio «Fiori del baldo» a quota 1850, appena sotto il Chierego: qui abitano stabilmente Adriano e Anna Oliboni, con il figlio Moreno e sua moglie Cinzia Gaspari.Il rifugio è letteralmente immerso nella neve, che a queste altezze ha raggiunto i due metri e mezzo, ma in alcuni punti, dove il vento l’ha accumulata, si è arrivati anche a 4 metri. Gli Oliboni sono la famiglia più alta del Veronese.Li abbiamo raggiunti grazie all’Enel, che ha riassestato la linea elettrica abbattuta dalla tormenta alla Bocchetta di Naole (1648 metri). «Signora Anna, lo sa che dal 26 prossimo al 6 gennaio compreso la funivia riapre?». «Me lo dice lei». Dopo settimane di pioggia e neve - tanta come non accadeva da anni e anni - finalmente è tornato il sole e sono passati i primi scialpinisti, oltre ad alcuni snowborder. I primi sono saliti al Coal Santo (2072 m.) e ne sono tornati dicendo che il pericolo di valanghe era elevato. Ha fioccato tanto nei giorni scorsi, ora la neve si sta assestando, è arrivato il foehn e la neve si trasforma: gela la notte, si scalda di giorno e poi rigela: le slavine a lastroni, le peggiori, sono in agguato. Ce ne sono già state sopra malga Valfredda.«Me lo hanno detto due sciatori che hanno rischiato salendo da quel versante. Il vento ci ha costruito attorno vere e proprie colline di neve, è stata bufera per giorni», racconta la signora Anna, «di notte era fortissimo, urlava, al mattino non riuscivamo a uscire. Nessuno sciatore si azzarda sui costoni a nord: tagliare sui pendii la coltre vuol dire innescare il crollo fatale».E spiega: «Mio figlio scende e sale ogni giorno, con gli sci o le ciaspole, sotto i fili della telecabina, è l’unico percorso abbastanza sicuro che suggeriamo a tutti», dice. «Qualche esperto arriva anche da sotto le due Pozze di Pralongo (1250 metri), dove la strada è aperta fino al Cason, bisogna anche stare attenti in cresta alle instabili cornici che si protendono sul versante di Ferrara. La vecchia strada militare non si vede più. La nostra motoslitta potrebbe tagliare la coltre di neve e inoltre è rischioso, potrebbe capovolgersi. Eppure qualcuno viene sempre quassù, anche con la bufera: sono affezionati a noi e al baldo, ci portano chi il giornale, chi un chilo di pane, regali, cibo».Gli Oliboni hanno trascorso l’esistenza fra questi rifugi, gestendo il Chierego - che pure è sempre aperto nei fine settimana, come ora aprirà il Mondini (1550 metri) - per cinque anni dal 1967, quando non c’era ancora la bidonvia; il Telegrafo (2150 metri) per quindici, fino al 1984. Hanno anche abitato le grotte di Valdritta (2218 metri) per 7-8 anni ospitando gratuitamente tutti i «passanti». Inoltre hanno gestito il Mondini per una stagione. Poi hanno rilevato questo rifugio, costruito in legno per la seggiovia, letteralmente distrutto da una tempesta, ricostruito nel ’94 dalla famiglia Sciaretta che in seguito glielo ha volentieri ceduto, ma è stato scoperchiato da una tromba d’aria notturna nel 2002 (con loro dentro).Occorre costanza, passione, sacrificio. Adriano Oliboni, per tutti l’«Orso», faceva il ferroviere nei ritagli di tempo, adesso ha 73 anni ed è sempre una roccia. La tenacia qui è indispensabile anche se scappa qualche avvilimento a sentirsi non isolati ma dimenticati. Hanno 16 posti letto e servono, con l’esperienza e la pratica dei luoghi, l’ospitalità insieme a zuppa di fagioli, gnocchi di ortica, minestroni favolosi. Quando la seggiovia è chiusa l’afflusso è rarefatto ma anche selezionato, la montagna ritrova le sue dimensioni. Quando è aperta sono gli Oliboni i primi ambasciatori del baldo, utili a tutti, senza nessun aiuto economico. Belli e buoni quando c’è bel tempo, ignorati con il brutto. «Tre ore per togliere il ghiaccio e aprire la porta, due per arrivare alla legnaia», dice l’«Orso» al telefono, «una strada per salire con la jeep nella bella stagione che non ha mai visto uno stradino, spese altissime».Anna Oliboni, si commuove: «Però a noi piace essere qui, anche soli spesso, a noi piace rinnovare l’amicizia con chi arriva congelato nella nebbia. Abbiamo una grande fiducia in mio figlio e mia nuora, che ce la mettono tutta: quasi due ore con zaini pesanti da Prada, due e mezza dalle Due Pozze, con qualsiasi tempo, anche di notte, con carne, verdura, frutta, pane. Ci manca solo la nostra San Bernardo, Megj, che ci ha lasciato in settembre, salvata in un vallone dal Soccorso alpino anni fa: aveva 10 anni. Anche lei era utile, sentiva arrivare le persone col maltempo, le guidava, abbaiando nel buio. Sono i giovani il nostro futuro, quello del rifugio, quello del baldo».

da www.larena.it: Il più bianco dei Natali

di Vittorio Zambaldo
Il manto bianco, dopo l’ultima settimana di precipitazioni, s’è consolidato oltre i 1300 metri di quota: 119 cm sul Monte Tomba, 149 a San Valentino
Si sono superati i due metri di neve sia in lessinia sia sul Baldo con le ultime precipitazioni di una settimana che se in pianura hanno messo paura per i fiumi gonfi e in rotta, in montagna hanno portato disagi contenuti. Infatti il manto nevoso si è consolidato solo a partire dai 1300 metri di altezza sul livello del mare, oltre tutte le contrade stabilmente abitate della nostra provincia.La stazione Meteomont dei Monti lessini posta a San Giorgio, a 1520 metri, gestita dal Corpo forestale dello Stato e collocata in una rete costruita con la collaborazione delle truppe alpine e del servizio meteorologico dell’aeronautica militare, ha rilevato 210 centimetri di neve caduta da fine novembre a oggi, assestata a 105 centimetri, che diventano 119 ai 1776 metri del Monte Tomba, secondo il rilevamento della centralina automatica Arpav.Sul Baldo sono registrati 149 centimetri a San Valentino e si superano sicuramente i due metri alle quote più alte.Sono cifre che da una parte mettono di buon umore gli operatori delle stazioni invernali e dall’altra stupiscono perché abbastanza inconsuete in questo periodo dell’anno: l’ultima apertura più precoce del ponte dell’Immacolata per gli impianti di sci in lessinia era stata nel 1976, anno in cui nevicò a fine novembre e si poté sciare da domenica 4 dicembre.Dell’ultima quarantina d’anni è Elio Sauro, titolare della storica erboristica di piazza Chiesa a Boscochiesanuova, ad aver tenuto meticolosamente conto di tutti i dati meteo giorno per giorno e della misurazione del livello del manto nevoso eseguita sulla piazza principale del paese.«Annate record, quanto a misura, sono state sicuramente quelle del biennio 1985-1986», racconta Elio Sauro scorrendo i dati del suo archivio, «con 3,56 metri di neve totali caduti nel 1985. Ben 174,5 centimetri sono caduti nel solo mese di gennaio, quando ha fatto anche il freddo più intenso, con –20,5 °C in paese e –29,5 a San Giorgio. Ricordo che entrando in auto, dopo un’escursione a San Giorgio, mi era sembrato di trovarla riscaldata, ma il termometro segnava all’interno della vettura –19,5 °C», precisa Sauro.Quell’anno il livello della neve era talmente alto che per un’escursione con le ciaspole Sauro racconta di essere stato costretto a salire sul tetto dell’auto, scavare un paio di gradini nel muro di neve a fianco della strada per raggiungere il piano sovrastante con le ciaspole «e durante l’escursione mi si ghiacciò la lattina di Coca cola che tenevo in tasca», ricorda.L’anno dopo, era il 1986, tra il 29 gennaio e il 3 febbraio caddero 148 centimetri di neve che in piazza a Boscochiesanuova si assestarono a poco più di un metro. Servirono 120 viaggi di camion per sgombrare la piazza dalla neve. Più recentemente, dal 6 al 19 marzo 2004, il livello della neve in paese raggiunse i 120 centimetri.L’altezza massima la ricorda Cleofe Sauro, che con i genitori e quattro fratelli gestiva il rifugio Podestaria, aperto tutto l’anno: «Nell’inverno 1950-1951 gli escursionisti arrivavano sciando sul tetto della chiesa di San Bartolomeo, a fianco del rifugio, alta almeno una decina di metri. Per uscire di casa abbiamo dovuto ricavarci una scalinata dentro la neve».Per rifornirsi di viveri lei e i fratelli scendevano in paese con gli sci un paio di volte la settimana, coprendo i 28 chilometri interamente a piedi e con gli zaini carichi.Quell’inverno crollarono i tetti di 27 malghe sotto il peso della neve, ma fu un anno terribile anche in estate. A giugno caddero 60 centimetri di neve e le vacche, già in alpeggio, invasero il centro di Bosco alla ricerca di cibo: furono tenute nelle corti per alcuni giorni in attesa che il sole d’estate riportasse il verde sui pascoli.Nel 1980 invece, il 5 giugno, c’erano ancora 7 metri e 5 centimetri di neve sulla strada fra Bocca di Selva e Podestaria. Intervennero gli artificieri con la dinamite ad aprire un varco sulla strada dietro il Tomba, spezzando il ghiaccio per far passare le vacche dirette agli alpeggi.

giovedì 18 dicembre 2008

Sul Baldo si torna a sciare, aspettando la seggiovia

Fonte : http://www.larena.it/ del 18 Dicembre 2008]
Riaprirà sabato, sotto una coltre di neve, la funivia Malcesine-Monte Baldo inaugurando l’avvio della stagione sciistica sulle piste di Tratto Spino.Si tratta però di un avvio a metà perché slitta ancora la tanto attesa apertura della seggiovia quadriposto «Prà Alpesina», che dalla valle del comune di Avio sale fino alle creste del Baldo. Un impianto di risalita di ultima generazione, in grado cioè di trasportare 1.800 persone l’ora percorrendo un dislivello di 400 metri in sette minuti.Intanto i veronesi dovranno «accontentarsi» di sciare vista lago grazie alla riapertura della funivia di Malcesine (chiusa come al solito per manutenzione), collegata alle sciovie del comprensorio. «La speranza», spiega Giuseppe Venturini, presidente del consorzio funicolare Malcesine-Monte Baldo, «è riuscire a collaudare l’impianto che è ormai stato completato, ma a causa del maltempo che lo ha sepolto sotto tre metri di neve, non è stato possibile verificarne il funzionamento».Il presidente spiega infatti che servono almeno tre giorni di lavoro per poter liberare la seggiovia dalla neve caduta nei giorni scorsi e poter effettuare il collaudo. E conclude: «Speriamo di inaugurare l’impianto prima della fine dell’anno, ma al momento non possiamo averne certezza».Rimane quindi relegato nell’ambito delle speranze anche l’accordo che consente ai possessori di skipass di Malcesine di utilizzare un bus navetta gratuito per San Valentino-Polsa, usufruendo degli impianti di risalita del comprensorio trentino.Una partenza con freno a mano tirato quindi, ma pur sempre in grande stile quella che Venturini ha annunciato ieri, insieme al presidente della Provincia Elio Mosele, al sindaco di Malcesine, Valente Chincarini, al presidente della Camera di commercio, Fernando Morando, e al direttore dell’ufficio sport della Curia, don Flavio Bertoldi. «Da sabato, alle 8, sarà possibile risalire sul monte Baldo con la funivia di Malcesine, ma l’inaugurazione ufficiale sarà domenica alle 12 con la messa nella cappella a monte, accanto all’impianto», dice Venturini annunciando anche l’approvazione all’unanimità del bilancio 2009.Un documento finanziario che prevede un utile per il prossimo anno di circa 200mila euro con un numero di circa 350mila passeggeri. Previsti anche importanti investimenti, come il primo stralcio di innevamento artificiale delle piste, la sistemazione delle stesse e la creazione di nuovi posti auto, come spiega il direttore del consorzio Gianfranco Bortolussi.«Si tratta di un fatto importante», dice Mosele, «in grado di coniugare l’apertura della stagione sciistica con un momento di riflessione spirituale». «Sarà una inaugurazione davvero suggestiva con un panorama che, siamo certi, lascerà tutti a bocca aperta», aggiunge il sindaco di Malcesine, «ci sono infatti tre metri di neve sui quali è possibile sciare ammirando il lago». E prosegue: «Per completare l’offerta turistica, ai visitatori proponiamo anche i tradizionali mercatini natalizi allestiti nel centro storico di Malcesine».Don Flavio Bertoldi, che officerà la messa, conclude: «Sciare è una passione che permette di sentirsi più vicini al Signore in questo tempio del corpo e dello spirito». (Giorgia Cozzolino)

mercoledì 17 dicembre 2008

Lunedi 19 Gennaio 2009 - Premio Biasin 2008 e Alexander Huber

Premio Biasin 2008 e Alexander Huber " La quinta dimensione" La montagna,il tempo, l'uomo.
Auditorium della Gran Guardia Piazza Brà (Verona) ore 20.30
entrata libera ad esaurimento posti disponibili

domenica 14 dicembre 2008

Lessinia: "San Giorgio sepolto dalla neve"

da http://www.larena.it/
Se il ritmo sarà quello di questi giorni, verrà frantumato il record di neve in Lessinia negli anni più recenti, stabilito nell’inverno 2003-04 con cinque metri complessivi, dati Meteomont rilevati dal Comando stazione di Boscochiesanuova del Corpo Forestale dello Stato ai 1480 metri di altitudine, vicino ai parcheggi di Malga San Giorgio.Lì, a inverno non ancora iniziato, i 227 centimetri caduti durante l’intera stagione, da novembre ad aprile dello scorso anno, sono stati già raggiunti in appena tredici giorni. Il manto aveva raggiunto i 180 centimetri già ieri sulle piste dove la neve era stata in precedenza battuta e non accennava a diminuire la precipitazione ancora abbondante verso l’imbrunire.«Abbiamo difficoltà a battere le piste», conferma Gianni Bonetti, direttore tecnico della stazione sciistica, «perché la neve supera le paline e le reti di demarcazione dei tracciati. Non si riesce a vedere il percorso». In più nei giorni scorsi c’era anche bufera che impediva la visibilità. Con i mezzi battipista gli addetti uscivano appena c’era uno spiraglio di luce che delineasse i possibili contorni del tracciato. «Non possiamo aspettare perché le previsioni sono pessime anche nei prossimi giorni», aveva ammesso già mercoledì scorso sotto la bufera, «pertanto usciamo almeno per livellare i cumuli più alti».Il proposito è quello di aprire gli impianti nella giornata di oggi, primo giorno di avvio ufficiale della stagione, ma tutto è legato alle condizioni meteorologiche: se il cielo lascia lavorare, si lavorerà anche di notte per allestire i tracciati, ma le previsioni non sono buone né per oggi né per domani.A San Giorgio sono preoccupati per l’arrivo degli sciatori del fine settimana. La troppa neve ha ridotto al minimo gli spazi utilizzabili per i parcheggi. «È un problema, forse non per questo fine settimana, quando le previsioni meteo scoraggeranno i più a venire, ma per i prossimi giorni quando tornerà il bel tempo», ammette Bonetti. Si fa strada l’ipotesi di trasferire con i camion la neve dai piazzali e dai parcheggi: una spola verso i vicini pascoli e vaj dove liberare tanto bendiddio che in inverni asciutti sarebbe stato pagato oro. Di solito a San Giorgio succedeva il contrario, che dal basso salissero camion a portare ghiaccio. Capitava quando l’innevamento era scarso e si sfruttava la raschiatura del palaghiaccio, risultata dal livellamento della pista. «Ottimo materiale usato come coadiuvante per la battitura delle piste e la sistemazione dei punti critici di maggior usura», rivela Bonetti, «e di cui ci siamo serviti in più occasioni in passato».Infatti, invece di essere scaricato nel vajo sottostante al palaghiaccio, veniva accumulato sul piazzale e trasferito con un camion a San Giorgio per integrare il lavoro dei cannoni sparaneve, talvolta costretti all’inattività della temperatura dell’aria troppo elevata.Il meteo condiziona anche l’apertura di Lessiland a Passo Fittanze: «C’è mezzo metro di neve in più rispetto allo scorso fine settimana. Lavoriamo per togliere i giochi sommersi dalla neve e contiamo di essere pronti per metà mattinata di sabato», dice Roberto Gotta.Anche per lo sci di fondo tutte le piste verranno tracciate di nuovo appena cesserà di nevicare, sia la Translessinia sia gli anelli di Conca dei Parpari e quello di Malga Lobbia. Intanto la neve fresca fa la felicità degli escursionisti, che possono affrontare percorsi con le ciaspole, e degli amanti dello sci fuoripista, prestando naturalmente molta attenzione ai possibile distacco di valanghe.(Vittorio Zambaldo)

giovedì 11 dicembre 2008

I suggerimenti di Adm91blog: Non sapete cosa fare nel fine settimana ?

Quanta neve !

erano anni che non si vedeva PERICOLO 4 (uno dei massimi gradi di pericolo della scala di valutazione) e soprattutto con una così vasta copertura territoriale !
Stiamo tutti pensando (fantasticando) meravigliosi percorsi sulla neve, magari con le ciaspole. Però non dimentichiamo che l'escursionismo invernale potrebbe diventare una pericolosa trappola per impreparati e sprovveduti. Su alcuni percorsi portiamo l'adeguata attrezzatura, picozza e ramponi, soprattutto valutiamo bene a tavolino e sul posto l'assestamento del manto nevoso.
A proposito segnaliamo un istruttivo articolo tratto da Planetmountain.com

mercoledì 10 dicembre 2008

La prima !

26 aprile 1992 - Monte Baldo - Riserva Selva Pezzi

"Un Natale in Tibet" con la Giovane montagna Verona

da http://www.larena.it/ Mercoledì 10 Dicembre 2008
STORIE. Domani film
La Giovane montagna invita tutti a un Natale in Tibet. Anche se solo con l’immaginazione, ma condotta per mano dalle immagini del film «Un Noel au Tibet (Un Natale in Tibet)», che sarà proiettato domani, alle 21, al cinema teatro Mazziano in via Madonna del Terraglio, a Santo Stefano. Jean-Babtiste Warluzel, Falk van Gaver e Constantin de Slizewicz sono i registi del film, di tre quarti d’ora, vincitore della Lessinia d’Oro al XIII Film Festival della Lessinia 2007.La pellicola è ambientata nella regione tibetana dello Yunnan, nel sud-ovest della Cina, dove vivono alcune migliaia di tibetani cattolici. Evangelizzati da missionari francesi e svizzeri, a partire dal XIX secolo, furono doppiamente perseguitati dai comunisti cinesi, come tibetani e come cattolici. Ciò nonostante conservarono e tramandarono la loro fede, pur nell’assenza di preti. Il film racconta la sorprendente esperienza di vivere, nel cuore del Tibet, un Natale cattolico, con gli stessi riti e le stesse usanze europee, con il presepe, la veglia di mezzanotte e i canti in latino. E, nei racconti dei protagonisti, rivivono i bei ricordi del tempo trascorso con i missionari e quelli terribili delle persecuzioni nei gulag cinesi.Il film era stato presentato in anteprima italiana al Film Festival della Lessinia e con la vittoria a Bosco Chiesanuova è stato lanciato negli altri film festival di montagna e trasmesso, in parte, su Canale 5 il giorno di Natale del 2007.E.G.

martedì 9 dicembre 2008

presentato il nuovo calendario ADM 2009 !

18 gennaio - Quota 2005 di Punta Pettorina
Gita con le ciaspole
Monte Baldo
E

8 febbraio: Val Moena – Gruppo dei Lagorai
Gita con le ciaspole
E

1 marzo: Tre Croci - Zevola
Alpinistica
Piccole Dolomiti

19 aprile: Forte San Marco
Val d’Adige
E

17 maggio: Ciclabile della Valsugana

14 giugno: Giro del Sengio Alto
Piccole Dolomiti
E

4-5 luglio: Dal Rifugio Contrin al Rifugio Falier -
Giro del Sasso Vernale - Dolomiti
EE

30 agosto: Val di Rabbi – Scalinata dei Larici monumentali
Parco Nazionale dello Stelvio
E

13 settembre: Al Campanile di Val Montanaia
Dolomiti Fiuliane
E

11 ottobre: Val di Tovel
Gruppo del Brenta
E

lunedì 8 dicembre 2008

Presentazione calendario gite 2009

Venerdi 5 Dicembre presso la corte Salvi (ex municipio di Bovolone) si è tenuta l'assemblea annuale dei soci ADM. Nonostante la scarsa affluenza di soci e simpatizzanti abbiamo rivisto attraverso le immagini proiettate dal video alcuni dei momenti vissuti insieme durante le gite di quest'anno. E' stato un momento anche per tirare le somme della stagione appena passata e chiaramente per delineare gli obiettivi della prossima(confidando nella maggior partecipazione dei soci).
Abbiamo già stampato una bozza per il calendario gite 2009 ma ci resta ancora da sistemare qualche dettaglio, per cui a breve pubblicheremo sul blog il calendario ufficiale della stagione 2009.
Non ci resta che farvi gli auguri per le prossime festività e vi diamo appuntamento il 18 Gennaio 2009 alla prima ciaspolada per smaltire qualche kilo di troppo accumulato in questo periodo.

Il Direttivo ADM

giovedì 4 dicembre 2008

da www.larena.it: Translessinia chiusa per burocrazia

da http://www.larena.it/
BOSCOCHIESANUOVA. Incredibile: piste di fondo coperte da un metro di neve ma impraticabili perché è scaduta la concessione, e non è stata rinnovata in tempo
All’origine ci sono passaggi di competenze e colpevoli ritardi Battipista in garage: «Se succede qualcosa, chi risponde?»
Nessuno se lo sarebbe nemmeno immaginato: non è la mancanza neve, non sono le difficoltà tecniche, non sono per assurdo neanche i pochi soldi che a stento si riescono comunque sempre a racimolare, a impedire di aprire le piste di sci della Translessinia, ma solo la burocrazia, e colpevoli ritardi.Eppure il tracciato più famoso dei monti veronesi (e uno dei più conosciuti a livello nazionale), eccezionalmente coperto quest’anno già a fine novembre da un metro di neve, e sul quale si pratica fondo fin dagli albori dello sci in Italia, rischia per quest’inverno di non essere battuto. Ben 60 chilometri di piste e 40 chilometri di tracciato pedonale sono rimasti bloccati negli uffici perché la concessione regionale è scaduta e la neve è arrivata prima del suo rinnovo.La concessione ha una vita di nove anni e per legge può essere prorogata solo di un altro anno, senza chiedere il rinnovo, ma già lo scorso inverno si era usufruito della proroga prevista e per questa stagione non restava che il rinnovo imposto dalle leggi.La competenza dalla Regione è nel frattempo passata alla Provincia, ma le pratiche andavano istruite dall’ufficio tecnico della Comunità montana della lessinia, che avrebbe dovuto chiedere in tempo utile il rinnovo della concessione.«Dalla fine della scorsa stagione invernale sono salito decine di volte negli uffici comunitari per sollecitare il completamento della pratica, ma la documentazione è stata depositata in Provincia, fra l’altro incompleta, solo il 10 novembre scorso, quando ci era stato promesso, a parole, che entro maggio la pratica sarebbe stata chiusa», denuncia Giuseppe Massella, presidente di lessinia Turistsport, la società a partecipazione pubblica e privata che ha materialmente in gestione dalla Comunità montana la battitura e la manutenzione delle piste.Il 17 novembre, per la cronaca, c’era stata la presentazione in pompa magna nella sede del Consiglio provinciale con interventi fiume di politici e amministratori per raccontare come la montagna vada sostenuta e lo sport della neve incentivato. «Mi sono morso la lingua per non parlare, ma sarebbe stata l’occasione per dire davvero come stavano le cose e denunciare l’inattività di un ente che non ha fatto il suo dovere», ammette Massella, amareggiato per quanto sta succedendo.Fuori nevica ancora abbondantemente e i mezzi battipista sono già con i motori accesi, ma nessuno si azzarda ad uscire: «Se succede qualcosa? Se qualcuno si fa male lavorando sulle piste o una volta aperte si infortuna qualcuno che le utilizza, chi risponde?», si chiede Massella, che dal consiglio di amministrazione di lessinia Turistsport ha ricevuto l’ordine di non togliere i lucchetti ai garage dei «gatti delle nevi» utilizzati per la battitura finché non ci sarà la concessione approvata e il conseguente contratto.In assenza del titolare dell’Ufficio tecnico, il geometra Giuseppe Laiti,, impegnato in un viaggio all’estero, la questione è passata nelle mani del direttore del Parco Diego Lonardoni, che si è fatto in quattro per cercare di superare gli ostacoli, restando in diretto contatto con la Provincia, che per accelerare i tempi dell’istruttoria ha anticipato a voce quali documenti siano necessari per il rinnovo della concessione.È così emersa la richiesta di Vinca (valutazione di incidenza ambientale) già fornita, e perfino di Via (valutazione di impatto ambientale), sebbene non ci sia alcun movimento di terra, visto che le strade su cui viene tracciata la Translessinia esistono da almeno un secolo. «In quattro giorni siamo riusciti ad avere anche la Via, che trasmetteremo immediatamente in Provincia appena controfirmata dal segretario dell’ente», promette Lonardoni, ma sui tempi necessari al rinnovo della concessione alza gli occhi al cielo e non sa rispondere.

mercoledì 3 dicembre 2008

Ricordi Adm 2008 … incontriamoci ...

Assemblea Annuale Adm
e rinnovo del Direttivo 2009-2010
Venerdì 5 dicembre 2008

sei invitato all’annuale incontro dell’Associazione che si svolgerà presso il primo piano dell’Ex Municipio di Bovolone (Piazza Costituzione) alle ore 21.00 di venerdì 5 dicembre
Passeremo una serata insieme ricordando le belle giornate trascorse e presentando l’attività del prossimo anno.
Sono invitati tutti, anche i non-soci.
A fine serata è organizzato un veloce rinfresco

Durante la serata si effettueranno le elezioni per il rinnovo del Direttivo per il biennio 2009-2010. Tutti i soci che desiderassero farlo possono candidarsi. Ricordiamo che il il rinnovo del direttivo Adm è previsto ogni due anni.
L'attuale direttivo è così composto:
- Bergamini Enrico
- Mantovanelli Davide
- Morandini Gianni
- Mozzo Luciano
- Negri Andrea
- Passarini Gianluca
- Pasquali Silvano

Il direttivo è composto da un massimo di 8 soci ed è rinnovato dall'assemblea dei soci.
Tutti i soci che vogliono candidarsi possono comunicarlo via email adm91blog@gmail.com o telefonicamente a Andrea Negri 348 8727006.

Ordine del giorno:
• proiezione delle foto/film dell'attività ADM 2008
• consuntivo dell’attività 2008
• elezioni direttivo 2009-2010
• NUOVO CALENDARIO ESCURSIONI 2009

martedì 2 dicembre 2008

da www.larena.it: Luminarie appese dalle guide alpine

Sulle «pareti» della torre dei Lamberti per mettere una fila di luci lunga 80 metri www.larena.it di Domenica 30 Novembre 2008
Gli alpinisti impegnati ieri sulla torre dei Lamberti sono diventati, loro malgrado, l’attrazione di questo fine settimana. Sono le guide alpine che, da ieri, lavorano appesi a delle funi lungo le pareti esterne della torre dei Lamberti per applicare le luminarie natalizie. Sarà il ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi ad accendere l’illuminazione, domani, insieme a Giuseppe Venturini, presidente di Agec che gestisce la torre, al sottosegretario alle Riforme istituzionali, Aldo Brancher, e all’assessore comunale Daniele Polato.Una lunga fila di lampadine a luce calda, più di 80 metri, illuminerà il contorno della torre dei Lamberti.Un’impresa non facile e per veri esperti. Sono infatti i tecnici elettricisti della Alca Impianti a realizzare la decorazione luminosa con l’aiuto di tre guide alpine specializzate, tre liberi professionisti di Padova, Vicenza e Verona che fanno parte dell’associazione XMountain. «Siamo specializzati in lavori in fune e abbiamo attrezzatura specifica che è diversa da quella da alpinismo, perché risponde a delle norme di sicurezza ancora più severe, dice Dario Segato, «ci occupiamo di tutte quelle operazioni sugli alberi o sugli edifici che risulterebbero troppo onerose da compiere con dei ponteggi».Segato, insieme a Andrea Testa e Daniele Geremia, si è calato quindi ieri dall’ultima «balconata» della torre, e proseguiranno anche oggi, per fissare delle funi lungo il profilo dell’edificio alle quali sarà poi fissato il cavo luminoso. E se il rischio di cadere era escluso, data la loro esperienza e le imbragature di sicurezza, quello di prendersi la scossa non lo era affatto: a complicare il loro lavoro ci si è messo infatti un filo elettrificato a 24 volt che corre lungo il cornicione e che serve a tenere lontani i piccioni. Non riuscendo a trovare l’interuttore per spegnere il contatto, i tecnici hanno infine deciso di tranciare il cavo elettrico per permettere alle guide alpine di lavorare senza pericolo. G.C.

sabato 22 novembre 2008

Estate a metà, poca gente sui monti

photo by: www.larena.it
Da www.larena.it:
21/11/2008 Quando il maltempo ci mette lo zampino le cose non vanno mai per il verso giusto, specie se si parla di montagna e alpinismo. Quella del 2008 potrà essere infatti ricordata, almeno per quel che concerne la montagna veronese (ma non solo), come una stagione estiva incolore. Senza alti né bassi, con poche belle giornate di sole (quasi mai nei fine settimana) e tante, tante nuvole.
«A dire il vero», spiega il presidente della sezione veronese del Club alpino italiano, Piero Bresaola, «da metà maggio a metà luglio è stato un pianto d'acqua quasi ininterrotto e poi a farla da padrone sono state le nuvole. Da un lato avevamo il Baldo coperto dal proverbiale “capel”, cui spesso si aggiungeva un ben più greve mantello, dall'altro Lessini e Carega erano gravati quotidianamente da nembi temporaleschi. In queste situazioni, ovviamente, ben pochi escursionisti erano invogliati a compiere traversate impegnative o a raggiungere le cime».
La funivia di Malcesine a nord e, in misura minore, gli impianti di Costabella a sud, hanno comunque riversato sulle creste del Baldo centinaia di migliaia di visitatori, ma pochi di loro hanno potuto godere di cieli limpidi e vasti orizzonti. E così i rifugi ne hanno risentito, soprattutto quelli sul Baldo situati in cresta, un po' meno quelli sul Carega.
«L'entusiasmo e l'interesse per la montagna», continua Bresaola, «comunque non mancano e la testimonianza l'abbiamo avuta in occasione delle due grandi feste, quella degli alpini a Revolto a inizio stagione e quella di Santa Rosa al Telegrafo a fine agosto. In entrambi i casi l'afflusso di soci e appassionati di montagna è stato eccezionale a dispetto del tempo uggioso».
Peggio ancora sono andate le cose nei rifugi del Cai Verona in Alto Adige, vale a dire al Fronza e al Biasi. «Grazie all'accesso facile», riprende Bresaola, «il nostro rifugio sul Catinaccio è stato abbastanza frequentato, anche se poi ben pochi proseguivano da lì alla volta delle adiacenti cime dolomitiche. Molto peggio sono andate le cose al Biasi che, isolato fra i ghiacciai di Malavalle, il più delle volte, specie nei fine settimana, diventava una meta proibitiva. Noi stessi del Cai Verona abbiamo dovuto annullare alcune gite lassù a causa del maltempo o della neve e l'unica volta che ci siamo avventurati abbiamo vagato sui ghiacci nella nebbia più fitta».
In pratica quest'estate in montagna sono andati solo i veri appassionati, quelli ben motivati, esperti ed equipaggiati. Gli occasionali, vista la mala parata, hanno preferito fermarsi nei rifugi a quota più bassa. In questo senso è significativo il fatto che in due rifugi più bassi del Gruppo del Carega, il rifugio Revolto e il rifugio Pertica, abbiano lavorato a gonfie vele. «Non posso certo definirla eccezionale», dice Romeo Cappelletti, titolare del Pertica, «la stagione estiva appena passata, ma nemmeno lamentarmi. Il tempo è vero è stato spesso coperto, ma il Carega continua ad attirare un gran numero di appassionati e noi siamo qui ad accoglierli».
Anche Giorgio Annechini, che gestisce il Revolto, non manifesta delusione per come sono andate le cose. «Pochissimi sono stati gli ospiti che hanno pernottato», dice il gestore del Revolto, «ma non vi è stato mai un giorno, nemmeno quando pioveva, senza avventori. In pratica, se tanti a causa del maltempo hanno lasciato perdere le traversate impegnative, di contro nessuno ha voluto rinunciare a salire qui in alta Val di Revolto a godere del silenzio dell'aria buona e, perché no, della nostra cucina».
Leggermente penalizzato dal maltempo è stato anche il rifugio Fraccaroli, a due passi dalla vetta del Carega, ma essendo un eccezionale punto di richiamo ha comunque avuto i suoi visitatori, sia gli occasionali che i fedelissimi, questi ultimi peraltro sempre numerosi.
Tornando al Club alpino italiano e all'attività estiva della sezione, in barba a nuvole, neve e maltempo, il programma è stato rispettato. «Ben poche gite in calendario», dice sempre Bresaola, «sono state annullate ed anche il trekking di sette giorni sulle nostre montagne organizzato per Montagna ragazzi è stato un successo. Ora, naturalmente, stiamo preparando i programmi per l'inverno e punteremo molto sui nostri corsi di sci di fondo e sci escursionismo nonché sul tradizionale corso di sci di discesa con i maestri di sci di Parcines».
Quest'inverno però la sede di via Santa Toscana 11 del Cai, a Verona, offrirà qualcosa di più: la palestra di roccia, inaugurata da poco e dedicata ad Enrico Fasoli, che sarà aperta ad ore fisse due o tre volte la settimana e anche il sabato mattina per le scuole.

venerdì 21 novembre 2008

da www.larena.it: Sognando Cho Oyu e Manaslu

photo Cho oyu e Manaslu by www.summitpost.org
L'Arena di Giovedì 20 Novembre 2008
" I quattro veronesi in Himalaya con le bandierine tibetane sulle cime. La montagna Shisha Pangma è già dietro le spalle. Nell’agenda dei quattro alpinisti veronesi Andrea Zambaldi, Andrea Montolli, Alessandro Catozzi e Filippo Marin ci sono già altri obiettivi. Magari non fissati nei dettagli, ma tutti già individuati e in parte coltivati.
A cominciare dall’esplorare le interminabili grotte dell’isola di Samara, nelle Filippine, dove ci sono coleotteri enormi e, vicino, nella giungla, una vegetazione quasi impenetrabile. Nei sogni dei quattro amici e alpinisti scaligeri, che verranno premiati oggi in municipio, ci sono però altri dei 14 Ottomila della terra. Come il Manaslu, 8.156 metri di quota, in Nepal, sempre catena dell’Himalaya. Oppure il Cho Oyu, 8.201 metri, sempre Nepal e Himalaya. E magari anche qualche discesa con gli sci da alpinismo dalle montagne del Caucaso.Avventure da vivere insieme, loro che fanno parte di «On the rocks», un’associazione che si occupa di esplorazione geografica. Del resto i quattro alpinisti il sogno di incrementare il numero di Ottomila raggiunti, e magari di raggiungerli tutti, l’hanno e non lo nascondono di certo. E si preparano, correndo a piedi o in bici, scalando pareti di roccia, compiendo cascate e vie di ghiaccio, oltre che praticando uscite di sci alpinismo.Ma quanto costa organizzare in proprio, pur avvalendosi della collaborazione di un’agenzia qualificata, una spedizione sulle montagne himalayane? I quattro veronesi hanno speso poco meno di 7.000 euro a te
sta, in parte coperti da sponsor.Oltre al materiale tecnico per le ascensioni, zaino, abbigliamento, corde, moschettoni, piccozza, ramponi, tendine d’alta quota, sacchi a pelo, in massima parte già di loro proprietà, per lo Shisha Pangma hanno spedito in aereo 105 chili di cibo: pasta, salami, speck, mortadella, tonno, formaggio grana, Nutella, brioche e caffè. «Tutto cibo italiano, ma il cuoco era un cinese, Pasang, bravissimo, anche se poi è stato male e abbiamo avuto un sostituto valido». Hanno rinunciato, invece, ai portatori. Tutto, solo, sulle loro spalle. E.G. "

sabato 15 novembre 2008

Mario Vielmo in "K2 LA VETTA INFRANTA"

photo by: www.summitpost.org
tratto dal sito Amici della montagna di San Giovanni Lupatoto

Mercoledì 19 novembre 2008 alle ore 21,00
presso la sala convegni della Pia Opera Ciccarelli
via Carlo Alberto 18 - San Giovanni Lupatoto
ingresso libero

" K2, la montagna perfetta. Una piramide di roccia scolpita, che penetra nel cielo. Fino a 8611 metri, sulla soglia dell'infinito. Da oltre mezzo secolo, da quando la cima venne raggiunta per la prima volta da Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, è per tutti "la montagna degli italiani". Scalare il K2 significa entrare nell'olimpo dell'alpinismo di tutti i tempi, appartenere a una cerchia ristretta, a una elite selezionata. Mario Vielmo il 20 luglio 2007 si è iscritto a questo club esclusivo. Lo ha fatto anche per ricordare due vicentini che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dell'alpinismo: Gino Soldà e Renato Casarotto. A loro ha voluto dedicare la vetta del K2, la montagna degli italiani e ora, grazie all'alpinista di Lonigo, anche dei vicentini. Racconta l'avventuroso viaggio verso il campo base e la sofferta e difficile scalata fino alla vetta di Mario Vielmo e dei compagni che con lui hanno dato vita alla spedizione "K2 Freedom", riproponendo con uno stile avvincente le fasi salienti di una esperienza esaltante e intensissima ma anche purtroppo tragica e dolorosa per la scomparsa, durante la discesa dalla vetta al campo 4, di uno dei quattro componenti il gruppo, il forte alpinista umbro Stefano Zavka.
Vielmo presenterà inolte il nuovo libro di Claudio Tessarolo "k2 La vetta infranta" con la propria testimonianza. "

Cai di Verona. Pubblicate le serate culturali 2008-09...

A cura di Luciano Fumagalli - Gino Sorbini
Le serate si terranno presso la sede del C.A.I. in via S. Toscana 11 con inizio alle ore 21.00 circa

18/11/2008 Venticinquesimo della Scuola di fondo - fondo escursionistico
presentazione programma gite invernali - sci + ciaspole
25/11/2008 I giardini del Baldo
a cura di Gabriele Vantini0
9/12/2008 LAAC Associazione Alpinisti Veronesi chiodatori
13/01/2009 I quattromila Europei
a cura di Fausto Righetti
20/01/2009 Orizzonti verticali di un capogita Dalla nord della Agner al Badile
A cura di Beghelli Roberto
27/01/2008 Patagonia…alla fine del mondo
a cura di Piero e Elena
03/02/2009 Andar per monti
a cura di Ezio Etrari
17/02/2009 Una traccia da seguire
a cura della scuola di Alpinismo Priarolo
03/03/2009 Una vita sopra i numeri
a cura di Leonardo dal Prete
17/03/2009 "Dentro il cuore del vaio"
diapositive storiche e attuali dalla nascita del torrentismo nel veronese a oggi, 25 anni di discese -a cura di Beppe Pighi
24/03/2009 Presentazione gite estive
a cura della commissione di escursionismo
31/03/2009 Kilimangiaro - Marocco
a cura di Pavoni Franco
14/04/2009 Tra i ghiacci della Groelandia
a cura di Daniela Molinari
28/04/2009 Iran….splendori di Persia
a cura di Paolo Massarola - Guerra Massimo
12/05/2009 Trekking sull'Etna
a cura di Roberta - Lorenzo - Zoe
26/05/2009 India …Ladach - Stok Kangry
a cura di Gino Sorbini
09/06/2009 II parte programma gite estive
a cura della commissione di escursionismo

Festa della nuova sezione CAI di Legnago...

da: http://digilander.libero.it/cailegnago/
Festa della Sezione: per festeggiare il passaggio a SEZIONE CAI avvenuta lo scorso Gennaio, sabato 15 novembre presso il Centro Giovanile SALUS di Legnago dalle ore 15,00 tutti i Soci e simpatizzanti potranno assistere alla dimostrazione di arrampicata sportiva nella palestra artificiale di roccia sita al 1° piano del centro, chi lo volesse potrà cimentarsi con le prese con l'assistenza di persone esperte e con l'attrezzatura messa a disposizione dal gruppo JPB.

A seguire alle ore 18-18,30 una rassegna di cori di montagna alieterà i presenti con cante alpine e folcloristiche, la manifestazione continuerà poi alle ore 21.00 presso il teatro con un ospite illustre il noto alpinista Silvio "gnaro" Mondinelli che proporrà le più significative ascensioni alle montagne più alte del pianeta.

domenica 9 novembre 2008

da www.larena.it: Bandierine per la pace sulla «Cima TIBET»

GIAZZA. Sventolano su un palo alto 4 metri, coloratissime, e arrivano direttamente dalle valli himalayane dove sono simbolo di spiritualità
di Vittorio Zambaldo.
C’è chi sulle cime del TIBET ci arriva davvero portando la bandiera di Verona, come nella recente spedizione «On the rocks» dei veronesi Andrea Zambaldi e Andrea Montolli, arrivati sulla cima dello Shisha Pangma (8.027 metri) e chi il TIBET lo porta nel cuore e ne ricostruisce lo spirito alpino alle porte di casa. Come Flavio Begali, socio della sezione Cesare Battisti del Cai, che da un trekking in Nepal nel 1998 nel Langtang, al confine con il TIBET, rimase folgorato dall’incontro con una comunità di monaci buddisti. Le loro multicolori bandierine di preghiera che sventolano nelle valli himalayane sono diventate per lui una bella ossessione: «Me ne ero procurate alcune in Nepal con l’idea di portarle sulle montagne di casa nostra e sistemarle sul gruppo del Carega», racconta Begali. È così che, d’accordo con Flavio Giuliani e Adriano Testa, compera un palo di quattro metri e il 12 settembre di otto anni fa lo pianta sulla cresta di Costa Media, all’uscita del sentiero attrezzato Angelo Pojesi, a 2.030 metri di altitudine, nello spartiacque fra la Valle di Revolto e quella dei Ronchi, poco più in basso di Cima Madonnina.Da allora continuano a sventolare lassù, attaccate al palo, le bandierine di preghiera TIBETane, rinnovate ogni tanto quando il vento le consuma: «Ad ogni amico che va in Nepal o in TIBET affido il compito di portarmene di nuove», rivela Begali.Dopo qualche mese arrivò anche una targa ricordo dell’amicizia fra il «Cesare Battisti» e la scuola di Gurmo-Selung, in TIBET, finanziata dalla generosità dei «battistini» tramite l’associazione Eco Himal di Tona Sironi Diemberger. Porta incisa la scritta «Free TIBET» e il mantra più famoso: «Om mani padme hum», che letteralmente significa «Salve, gioiello nel fiore di loto», ma il cui significato recondito è molto più profondo e spirituale e rimanda alla fonte della conoscenza e della propria realizzazione nella vita. Col tempo il crinale con le bandierine è stato preso da alpinisti ed escursionisti come punto di riferimento e comunemente chiamato «Cima TIBET», anche se in realtà non si tratta di una cima vera e propria.«Non ho voluto divulgare troppo la notizia delle bandierine perché in realtà non avevo nessuna autorizzazione per metterle e anche perché il territorio è di competenza della Sat di Ala: a voce avevo ricevuto rassicurazione che avrei potuto sistemare le bandierine, ma nulla più», racconta Begali, che a distanza di anni rivela il retroscena, ma si sente anche con le spalle al sicuro: «Sono passati di lì migliaia di alpinisti e nessuno ha sollevato lamentele: c’è stato insomma un tacito consenso, anche in considerazione dell’iniziativa che è soprattutto spirituale e pacifica».A conferma di questo è arrivato anche il recente evento dei fumogeni rossi accesi per solidarietà al TIBET, lo scorso maggio, durante la rivolta contro l’occupazione cinese e in occasione dell’apertura dei giochi olimpici di Pechino.A Cima TIBET, come su altre cime del Carega, si sono recati degli escursionisti che contemporaneamente hanno acceso di rosso il cielo, come annunciato su internet dalla pacifica protesta (The sad smoky mountains & skyscrapers) organizzata con un tam tam virtuale dall’alpinista ed editore vicentino Alberto Peruffo: «Ad agosto ero in vacanza a Courmayeur è ho fatto lo stesso gesto su una montagna valdostana», racconta Begali, «ma con il pensiero ero a Cima TIBET. Continuerò a prendermi cura di questo luogo», assicura, «perché sia punto di memoria per chi passa, luogo di sosta, di preghiera e di riflessione sulla pace e la tolleranza».

mercoledì 5 novembre 2008

Si è sposato Diego (finalmente!)

(Dal nostro corrispondente Davide Mantovanelli)
Francoforte, venerdì 17 ottobre 2008

Ebbene si, non potevo credere ai miei occhi...Diego Marani in persona davanti ad un altare..e in giacca e cravatta, poi! Neppure le mie orecchie potevano credere a quel strano suono...: "JA!".

Mi sono subito chiesto: <<"Ja" va bene lo stesso? Vuol dire si? E' valido? MAH...chissà...vedremo>>

Nel frattempo non posso che portare a Diego e Gemma il saluto e l'augurio di una vita felice da parte di tutto il Diretttivo e di tutti gli Amici della Montagna.

BRAVO DIEGO!

(ti aspettiamo presto in Italia!)

sabato 1 novembre 2008

«Così la LESSINIA non si salverà»

da http://www.larena.it/
LA PROTESTA. Il regista Alessandro Anderloni commenta amaramente l’intervento e ricorda: «Non tornerò mai più sul Corno d’Aquilio, che ora diventerà una pista»
Averardo Amadio, del Wwf, ha cercato in tutti i modi, anche come membro del Comitato tecnico scientifico del Parco, di contrastare la bitumatura della Aliana, ma senza successo. «Resto dell’idea che rendere più facile alle auto l’accesso al Parco sia un controsenso: è nella natura dell’area protetta essere accessibile solo a piedi e ribadisco che se c’erano dei soldi da spendere era meglio spenderli per la promozione del Parco e a vantaggio dei residenti, anziché per incentivare l’invasione di auto e moto. Purtroppo in pochi si preoccupano di dar valore alle risorse interne al Parco, pensando sempre che la ricchezza arrivi da fuori», è l’amara conclusione dell’esponente ambientalista.Alessandro Anderloni a due passi dalla strada Aliana ha girato il film «L’Abisso», per gli 80 anni della Spluga della Preta: «Tra gli speleologi stanno girando decine di mail di stupore, di rabbia e protesta. Qualcuno parla di fare ricorsi, ma tutti sanno quanto siano inutili 9 volte su 10», commenta da Berlino, dove è in questi giorni per il filmfestival, alla notizia dell’asfalto sulla strada Aliana. «Probabilmente un’ultima camminata silenziosa e disperata la faremo lassù. Cammineremo a testa bassa, parlando sottovoce e piangendo, per dire a tutti che la LESSINIA non si salverà. Io, poi, non tornerò mai più sul Corno d’Aquilio, che ora diventerà una pista per fuoristrada, moto e quad. Ci sarà anche chi proporrà tra qualche mese il rally Fosse-Sega di Ala, per la gioia dei predatori del silenzio. Allora quei luoghi, che don Alberto Benedetti ci ha fatto scoprire e amare, saranno perduti. Lui, lassù, andava a piedi, da solo, pregando e ringraziando Dio per la bellezza del Creato. Ora forse soltanto l’inaccessibile Spluga della Preta si salverà», conclude Anderloni. V.Z.

lunedì 27 ottobre 2008

Qi Gong a San Zeno di Montagna...

"...DIVENTARE ALBERI, INCONTRARE L’ALBERO: Uno degli esercizi di base del Qi Gong, l’antica arte cinese dell’energia interiore, origine di tutte le arti marziali ‘dolci’, è quello dell’albero. Semplicemente, stare ritti, gambe leggermente flesse, piedi paralleli perpendicolarmente alle spalle, braccia rilassate ai fianchi, e respirare. Nel Qi Gong originario, al principiante è richiesto di farlo per un anno almeno prima di passare all’esercizio seguente. Farlo in un bosco è sorprendente. Il ‘massaggio arboreo’ è una potentissima pratica di ricarica: ci si appoggia all’albero – meglio se grande e antico – con la schiena. E si resta a goderne l’energia. Che ci pulisce e comunica. È meglio del classico e pur valido ‘abbracciare l’albero’ cui spingono seminari intensivi: siamo noi ad aver bisogno dell’albero, e avendolo davanti ci si distrae; la schiena, la colonna vertebrale (il nostro albero interiore), sono le nostre vere zone naturali, cui non pensiamo mai salvo quando ci fanno male..." by: Spirito Naturale di Stefano Fusi
location: tenuta Cervi - San Zeno di Montagna (Monte Baldo)

sabato 25 ottobre 2008

"Ettore Zapparoli" al Cai Mantova il 7 novembre 2008

photo by: http://www.wikipedia.it/
ore 21 - Sede cai Mantova (sottoportico dei Lattonai 1 - Mantova)
Serata sulla vita le opere e le imprese dell'alpinista Mantovano, Accademico del Cai, solitario e romantico. Ritrovato dopo 56 anni tra i ghiacci del Monte Rosa.
A cura di Ledo Stefanini, storico dell’alpinismo che nel 1992 ha già scritto un profilo del personaggio.


martedì 21 ottobre 2008

visto domenica sul Baldo..

un raro esemplare di Giaguaro Baldense

Cai San Pietro in Cariano: Proiezioni films a Valgatara nell’ambito della sesta edizione della rassegna Montagna-Cinema

Estratto da:
http://www.caivalpolicella.it/_attivita/proposte.htm
Iniziativa realizzata con la collaborazione di: Biblioteca di Marano di V.P., Comune di Marano di V.P e Banca di Marano.
Le proiezioni si terranno presso la SALA CIVICA di Valgatara. (Adiacente il campo sportivo).
Inizio alle ore 21:00

7 novembre 2008
LA GRANDE GUERRA IN ADAMELLO 1915-1918
Durante la guerra 1915-1918 il fronte dell'Adamello costituiva la più alta zona di operazione di guerra. Sulle cime che sovrastano i ghiacciai, a quote fra i 3000 e 3500 metri, per 42 mesi si è combattuto con temperature fino a 40° sotto zero. Lassù, italiani e austriaci hanno trasportato tutto a braccia, comprese le pesanti bocche da fuoco come il famoso pezzo da 149 di Cresta Croce.Guerra Bianca 1915-1916Il primo grande e drammatico incontro del soldato moderno con la montagna. Battaglie durissime in alta quota, in condizioni impossibili. Una sfida impari per la sopravvivenza che farà dell'Alpino una figura di combattente ardito ed eroico.Guerra d'Aquile 1917-1918Dopo i primi due anni di scontri ravvicinati con la montagna e con gli ardimentosi Kaiserjäger austriaci, gli alpini si fanno via via più agguerriti, combattendo con estrema determinazione. Pagine di eroico valore scritte con il sangue su ghiacciai e vertiginose vette.

14 Novembre 2008
Incontro con TOM PERRY l'alpinista scalzo
“La realtà è che la sensazione di benessere che provo quando tolgo gli scarponi, è impagabile. Ho capito perchè: a piedi nudi la terra mi trasmette tutta la sua energia, mi rigenera spiritualmente, mi sento un altro. Mi riappacifica col mondo, mi sento testimone di valori positivi, autentici, senza speculazioni e intermediazioni”.Eccola, in sintesi, la filosofia di Antonio Peretti, in arte Tom Perry, comunemente conosciuto come “l'alpinista scalzo”, l'uomo che sale e scende dalle montagne di mezzo mondo senza scarponi.Vicentino, guardia forestale, nel 2002, sui canaloni sassosi che percorrono i fianchi del Carega, scopre la sua particolarissima vocazione: correre in montagna scalzo. Nasce così Tom Perry. Dal battesimo ufficiale, con la discesa ininterrotta da cima Posta sulle Piccole dolomiti, l'atleta vicentino ha saputo misurarsi in imprese via via sempre più impegnative: sul monte Cristallo, sul Sinai, sui vulcani ecuadoregni, sul Gran Sasso, sulle Tofane, sul Pelmo.

28 Novembre 2008
L'OMBRA DEL TEMPO di Andrea Gobetti, Fulvio Mariani e Claudio Cormio
Questo film racconta la storia di uomini diversi dai diversi destini, riuniti dal caso e dalla passione alle soglie di un mondo sotterraneo, profondo e intricato.Provengono da luoghi geografici e ambienti sociali lontani tra di loro, parlano lingue e dialetti differenti; sono individualisti, non accettano capi. Ma quando si lanciano in un'esplorazione o in un salvataggio diventano una macchina inarrestabile, dal meccanismo perfetto. Senza ordini e senza soste, fino a che non hanno raggiunto il loro obiettivo.È il popolo degli speleo di Piaggia Bella: vagabondi, rissosi e insofferenti a obblighi e legami, ma inclini alla generosità e alle amicizie durevoli. La storia inizia negli anni Ottanta mentre il mondo intero si sta affannando nella rincorsa del denaro e del successo. Ma c'è ancora chi non rinuncia al verbo essere per avere di più.

Venerdì 12 dicembre 2008
GLI ANNI DEI LUNGHI INVERNI di Andrea Frigerio e Gianni Rusconi
Un film che racconta la storia della passione per la montagna, della voglia di avventura e rischio di Gianni Rusconi, guida alpina e istruttore nazionale di alpinismo. Insieme al fratello Antonio, inizia un serio e severo allenamento per continuare quello che il fratello Carlo, morto in montagna sulla Grigna meridionale, aveva fatalmente interrotto. Dopo aver affrontato le diverse centinaia di vie delle montagne di casa (Corni di Lanzo, Le Grigne, il Resegone...), iniziano a percorrere le vie classiche delle Dolomiti, del Monte Bianco e del Cervino. Nel ' 67 la passione per il “sempre più difficile”, per il nuovo li spinge a tentare di salire in inverno vie classiche difficili, o addirittura ad aprire vie nuove, sempre in inverno.
I LITTORIALI DELLA NEVE E DEL GHIACCIO
Prodotto dal GUF (Gruppo Universitario Fascista) di Trento e girato a San Martino di Castrozza nel 1937. Si tratta di un breve filmato d'epoca, andato perduto e fortunosamente ritrovato e restaurato dal dott. G.M. Buffatti, che introdurrà la proiezione. D'interesse come documento storico sia per quanto riguarda i materiali e le attrezzature che per le tecniche del tempo.

Venerdì 16 gennaio 2009
LE ALI AI PIEDIdiFulvio Mariani
Un ritratto di John Falkiner, una personalità altamente carismatica del mondo dello sci, della cinematografia e soprattutto del telemark.
Falkiner ci racconta la propria vita con calore e delicato umorismo permettendoci di ripercorrere tappe importanti della storia dello sci insieme a Paolo Tassi di Cortina d'Ampezzo, altro notevole libero interprete del telemark oltre che suo grande amico.
I due amici ci portano con sé in viaggi di scoperta e d'amicizia attraverso le splendide geografie del Libano, della Patagonia, delle Dolomiti dell'Etna e del Kashmir. John e Paolo condividono con noi i propri sogni e le scelte che li hanno portati ad abbandonare la breve intensità di emozioni della competizione, per adottare lo sci come un vero e proprio stile di vita più completo ed appagante. Anche grazie alla grande amicizia fra i protagonisti e Fulvio Mariani, le parole si fondono in perfetta armonia con immagini a volte di alta spettacolarità ed azione, a volte di grande poesia e contemplazione.


Venerdì 30 gennaio 2009
IL VENTO FA IL SUO GIRO di Giorgio Diritti
Nel contesto montano delle Alpi occitane italiane, Chersogno è un piccolo villaggio la cui sopravvivenza è legata ad alcune persone anziane e a un fugace turismo estivo. In questa piccola comunità arriva un pastore francese, con la sua giovane famiglia, le sue capre e la sua piccola attività di imprenditore formaggiaio. Ben accolto, se pur non a braccia aperte, il suo arrivo diventa la dimostrazione di una possibile rinascita del paese. Ma, un po' alla volta, le condizioni di vita divengono sempre più difficili, tra incomprensioni, rigidezze e un pizzico di invidia. Alcuni tra gli abitanti iniziano a sentire troppo ingombrante questa nuova presenza e una serie di vicissitudini portano il paese a dividersi in due. “E l'aura fai son vir” – il titolo occitano del film – si riferisce al detto popolare che vuole il vento una metafora di tutte le cose, un movimento circolare in cui tutto torna, come rappresentato nel film dalla figura dello scemo del villaggio che corre nei prati simulando il gesto del volo. Questa pellicola ha la forza di un trattato antropologico e, senza perdersi nella retorica dei buoni sentimenti, sottolinea come la vita si componga di sensazioni contrastanti e sgradevoli, in un cinismo che contagia, ma rende liberi da pregiudizi e ipocrisie.

venerdì 17 ottobre 2008

Torna "Natura aperta" 17-18 e 19 ottobre 2008

Si rinnova anche quest'anno l’appuntamento “Natura aperta”, promosso dal Corpo Forestale: saranno aperte 120 tra riserve e aree naturalistiche di grande pregio e interesse ambientale gestite dalla Forestale, con visite guidate ed iniziative speciali. I Forestali accompagneranno tutti gli appassionati alla scoperta dei tesori verdi della nostra Penisola. Si potranno percorrere itinerari alla scoperta dei colori dell’autunno nei boschi oppure fare birdwatching nelle zone umide, in occasione del passo degli uccelli migratori. Per maggiori informazioni visitare il sito web della Forestale.

In provincia di Verona sarà tenuta la visita guidata alla Foresta dei Folignani, una zona poco conosciuta ma una delle più significative del Parco Naturale Regionale della Lessinia. Per informazioni: Comando Stazione Forestale di Boscochiesanuova tel. 045/7050730

giovedì 9 ottobre 2008

raccogliamo l'appello dal sito www.valpolicella2000.it ....

12 OTTOBRE 2008 - 3^ MARCIA PER MAREZZANE
tratto da http://www.valpolicella2000.it/: Marezzane è una collina-promontorio posto a circa 600 metri sul fianco sinistro della Valle dei Progni nel comune di Marano di Valpolicella (VR).
Parte della collina è all’interno del Parco Naturale della Lessinia è a ridosso della zona SIC (Sito di Interesse comunitario)di Molina di cui forma un tutt’uno ambientale e paesaggistico.....
Punto di congiunzione tra due macro habitat la Lessinia e la Valpolicella domina l’intera Valle dei Progni e a fronte del monte Pastello. .... Sono presenti numerosi e vari micro-habitat, dalle zone umide delle sorgenti di rio Baiaghe, tutto il corso di rio Baiaghe con ben 21 “salti” (cascate) di cui 4 superiori ai 20 metri; bosco ad alto fusto, prative, zone coltivare a ciliegeto e vigneto oltre alle “sengie” che precipitano nella Valle dei Progni....
L’intera collina è minacciata di essere cancellata dagli scavi del cementificio Cementirossi di Fumane....

A difesa di questa collina è stata organizzata una marcia per il prossimo 12 ottobre.
il programma:
http://www.valpolicella2000.it/documenti/marezzane-non-si-tocca.pdf

venerdì 3 ottobre 2008

Da www.larena.it del 2 ottobre: Un libro racconta il monte Baldo tra lupi e orsi


Pubblico coinvolto alla conferenza in Corte Torcolo di presentazione del 19° Quaderno culturale del Centro Turistico Giovanile (Ctg), «Il Baldo», realizzato dagli animatori culturali e ambientali.«Un volume che abbiamo voluto dedicare al tempo della montagna», ha introdotto Maurizio Delibori, presidente del gruppo Ctg. «Un tempo geologico, biologico e antropico, sul quale oggi agiamo in modo velocissimo sul cambiamento del paesaggio: il territorio va trasformato con intelligenza e con una corretta programmazione, per questo acquisire senso e misura del tempo è importante», ha sottolineato, per passare poi alla presentazione del primo capitolo del volume. «Il territorio e l’ambiente», con un’introduzione dedicata a «Lupi e orsi» sul Baldo, dove si racconta come fino a inizio Ottocento la presenza di questi animali fosse comune sul Baldo e quasi mai pericolosa.«Gli ultimi orsi furono uccisi a fine Ottocento a Ferrara di Monte Baldo», ha aggiunto Delibori, «e il Baldo, oggi, si stat ricostituendo molto bene sotto il profilo biologico». Il volume prosegue con la parte riservata all’uomo e alle sue testimonianze con un saggio di Fabio Salandini sull’«Annunciazione» in contrada Pertica ad Albarè; la Valle del Tasso e la ferrovia Verona-Caprino di Giorgio Chiericato; Virgina Cristini racconta di Francesco Calceolari a 400 anni dalla sua morte, un farmacista veronese molto importante nel Cinquecento per gli studi delle specie botaniche del Baldo; Luciana Bresaola descrive la Cattedrale di don Roncari a Braga, sopra Caprino.Toccante il racconto di Stella Bianchi sul bombardamento del trenino a Pesina del 3 gennaio 1945, in cui persero la vita un uomo e tre madri abitanti di Sega di Cavaion. Si salvò un bambino,Valter Bettinazzi, di nove mesi. Un capitolo è dedicato alla piazza di Cavaion: dalle processioni del Settecento ai progetti urbanistici del 2000, a cura di Daniela Zanetti. Un altro alla Resistenza montebaldina, dal diario del partigiano «Cesare», di Mario Marangoni.La terza parte del libro disserta sulla venerazione della Madonna della Cintura a San Zeno di Montagna, col racconto tra storia e finzione della Santa Adelaide di Borgogna, vissuta nel decimo secolo sulla Rocca di Rivoli. Giuliano Sala ne ha scritto una versione romanzata per un adattamento teatrale.(A.S.)