venerdì 21 novembre 2008

da www.larena.it: Sognando Cho Oyu e Manaslu

photo Cho oyu e Manaslu by www.summitpost.org
L'Arena di Giovedì 20 Novembre 2008
" I quattro veronesi in Himalaya con le bandierine tibetane sulle cime. La montagna Shisha Pangma è già dietro le spalle. Nell’agenda dei quattro alpinisti veronesi Andrea Zambaldi, Andrea Montolli, Alessandro Catozzi e Filippo Marin ci sono già altri obiettivi. Magari non fissati nei dettagli, ma tutti già individuati e in parte coltivati.
A cominciare dall’esplorare le interminabili grotte dell’isola di Samara, nelle Filippine, dove ci sono coleotteri enormi e, vicino, nella giungla, una vegetazione quasi impenetrabile. Nei sogni dei quattro amici e alpinisti scaligeri, che verranno premiati oggi in municipio, ci sono però altri dei 14 Ottomila della terra. Come il Manaslu, 8.156 metri di quota, in Nepal, sempre catena dell’Himalaya. Oppure il Cho Oyu, 8.201 metri, sempre Nepal e Himalaya. E magari anche qualche discesa con gli sci da alpinismo dalle montagne del Caucaso.Avventure da vivere insieme, loro che fanno parte di «On the rocks», un’associazione che si occupa di esplorazione geografica. Del resto i quattro alpinisti il sogno di incrementare il numero di Ottomila raggiunti, e magari di raggiungerli tutti, l’hanno e non lo nascondono di certo. E si preparano, correndo a piedi o in bici, scalando pareti di roccia, compiendo cascate e vie di ghiaccio, oltre che praticando uscite di sci alpinismo.Ma quanto costa organizzare in proprio, pur avvalendosi della collaborazione di un’agenzia qualificata, una spedizione sulle montagne himalayane? I quattro veronesi hanno speso poco meno di 7.000 euro a te
sta, in parte coperti da sponsor.Oltre al materiale tecnico per le ascensioni, zaino, abbigliamento, corde, moschettoni, piccozza, ramponi, tendine d’alta quota, sacchi a pelo, in massima parte già di loro proprietà, per lo Shisha Pangma hanno spedito in aereo 105 chili di cibo: pasta, salami, speck, mortadella, tonno, formaggio grana, Nutella, brioche e caffè. «Tutto cibo italiano, ma il cuoco era un cinese, Pasang, bravissimo, anche se poi è stato male e abbiamo avuto un sostituto valido». Hanno rinunciato, invece, ai portatori. Tutto, solo, sulle loro spalle. E.G. "

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