mercoledì 31 dicembre 2008

da www.larena.it: Sul baldo è allarme valanghe

photo by ADM: le creste del Monte Baldo verso il Rif.Telegrafo
da http://www.larena.it/ di Domenica 28 Dicembre 2008
IL SOCCORSO ALPINO. Tanta neve e pendii ghiacciati sul versante di Novezza: «Per lo scialpinismo è meglio attendere» Marco Vignola (Soccorso alpino)
Sono sul baldo e stanno seguendo una giornata di addestramento valanghe i volontari del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico (Cnsas) di Verona. «La situazione è estremamente critica e sconsigliamo vivamente in questo periodo di avventurarsi sul versante di Novezza per la pratica dell’escursione con racchette o per lo scialpinismo», avverte Marco Vignola, responsabile della stazione di Verona del Soccorso alpino. Ha seguito con apprensione un gruppo salito dal canalone Osanna: «Nella traversata su pendii ripidi le ciaspole perdono aderenza e si trasformano in slitte, aumentando i rischi», denuncia, ricordando il recente incidente sul Carega, vicino a Passo Pertica, all’uscita della prima galleria di un escursionista trentasettenne di Caldiero, tradito dalla pendenza e dalla neve ghiacciata, fermatosi per fortuna al primo terrazzino, dopo una scivolata di 30-40 metri nella quale ha rimediato la frattura del bacino e di una rotula e ancora ricoverato al Santa Chiara di Trento.«Sul baldo tutti i canaloni devono ancora scaricare l’eccesso di neve ed è pericoloso avventurarsi. Qualche garanzia in più la offre il versante di Prada, dove l’umidità del lago ha assestato lo strato, ma le ciaspole è meglio usarle in Lessinia e nei boschi, non su pendii ghiacciati e ripidi», aggiunge Vignola.Marco Heltai, guida alpina e tecnico di elisoccorso ha appena terminato l’addestramento ai volontari del Soccorso alpino in tema di valanghe: «È nevicato presto su terreno non ancora gelato. Poi il freddo ha ghiacciato lo strato superiore lasciando umido quello inferiore a contatto con il terreno e non ben aggregato ad esso. È la condizione ideale per il distacco di valanghe. Gli appassionati di scialpinismo devono pazientare ancora, almeno una decina di giorni. Del resto questa pratica alpinistica è tipica del mese di febbraio e la stagione è troppo anticipata», ripete. Il freddo di questi giorni accresce il pericolo di distacchi perché il vento ha spostato cumuli di neve da un luogo all’altro e l’umidità sottostante sale verso l’alto muovendo un manto che non è aggregato al fondo.Le raccomandazioni sia del Corpo forestale dello Stato sia dei volontari del Soccorso alpino sono quelle tradizionali di partire informati sulle condizioni meteo e della neve, consultando i bollettini quotidiani di Arpav e Meteomont; di essere attrezzati con l’apparecchio Arva per la ricerca sotto valanga, di sonda e pala nello zaino; soprattutto di saper rinunciare quando le condizioni lo richiedono perché non c’è da vergognarsi a rispettare la montagna e la vita.V.Z.

da www.larena.it: Si chiude uno degli anni più caldi degli ultimi cento

grafico da wikipedia.org
http://www.larena.it/ di Mercoledì 31 Dicembre 2008
STATISTICHE. Il bilancio climatico di questi dodici mesi conferma un graduale riscaldamento, poca la nebbia, quasi assente la neve in città. Solo ora è vero inverno. Temperatura media più alta di 1,5 gradi rispetto al passato.
Ancora una volta molto più caldo del normale ma con piogge abbondanti, specie nel finale. Tanti sono i fenomeni che ci faranno ricordare il clima del 2008, caratterizzato a Verona e provincia da eventi anche bizzarri.Inverno mite con un gennaio eccezionale, primavera incostante, estate normale, settembre rovente, autunno caldo ma molto piovoso. In città la temperatura media dell'anno è stata di ben 15,2 gradi (14,6° all'aeroporto), quasi 1,5 gradi in più rispetto alla media degli ultimi cinquant'anni.E una cosa è certa: il 2008 è sicuramente uno dei cinque o sei anni più caldi degli ultimi cento. La causa di tanta anomalia sta soprattutto nelle temperature abnormi dell'inverno scorso nonché degli ultimi tre mesi. Per la verità, con la sola eccezione di luglio, tutti i mesi del 2008 hanno fatto registrare temperature medie mensili oltre la media, fino a tre gradi più in gennaio e ottobre.C'è però un dato positivo: il buon recupero delle piogge. Su Verona-città sono caduti 930 millimetri d'acqua (circa 910 all'aeroporto), oltre 100 in più rispetto alla statistica. Completamente assente la neve in città (2-3 centimetri nella Bassa), come del resto accade da alcuni anni. Discorso diverso per la montagna veronese, alle prese con un dicembre che non vedeva tanta neve a memoria d'uomo. LE QUATTRO STAGIONI. L'anno è iniziato con un gennaio eccezionalmente mite: 3° oltre la media. Rarissimi i precedenti: solo nel 2007, nel 1998 e nel 1987 ci fu più caldo in questo mese. Febbraio aggiusta un po' il tiro di un inverno in sordina proponendo minime fino a -7/8° nelle campagne, ma nulla arresta una primavera partita in anticipo: addirittura 27 i gradi raggiunti il 2 marzo grazie al vento di foehn: mai tanto caldo così in anticipo a Verona, anche se a fine mese c'è una piccola retromarcia con qualche gelata tardiva. Aprile e maggio non presentano anomalie particolari.Giugno è a due volti: molto piovoso e freddo nella prima metà, caldissimo nella seconda. In una decina di giorni si passa da giornate umide con temperature di 18 gradi ai 35° gradi del giorno 26. L'estate trascorre all'insegna della normalità.Luglio conta una ventina giornate con massime oltre i 30°, ma vengono appena raggiunti 33-34° per un paio di giornate. Agosto è un po' più caldo ma senza eccessi (28 giorni con massime pari o superiori a 30 gradi, ma mai più di 33°): nella seconda metà non si verifica però quel calo termico che porta la stagione al declino. Anzi, la prima metà di settembre è eccezionale: nei primi 13 giorni le temperature superano costantemente i 30 gradi, con una punta vicina ai 33° e afa pesante come in pieno luglio.Anche l'autunno si farà desiderare. La prima metà di ottobre vede temperature quasi estive: ben quattro le giornate con termometro oltre i 25°. Mai questo mese fu mediamente così caldo. Anche novembre è stato eccezionale, almeno nella prima metà, tanto che solo il giorno 20 abbiamo avuto la prima temperatura massima sotto i 10 gradi. Solo ora dicembre ci sta portando verso il vero inverno. LE PRECIPITAZIONI. Se l'aridità era stata una delle caratteristiche meteo del 2007 (piogge per 590 millimetri), non altrettanto si può dire del 2008: su Verona sono caduti ben 930 millimetri d'acqua, un dato superiore agli 800 previsti dalle statistiche degli ultimi cinquant'anni. Non pioveva tanto dal 2001. Aprile, giugno, novembre e dicembre sono stati i mesi più piovosi e assorbono da soli il 65% delle piogge dell'anno. Dicembre ha poi eguagliato il record del 1996 (140 millimetri). Piuttosto aridi invece i mesi di febbraio e marzo, mesi nei quali è piovuto meno della metà del previsto.Il dato del 2008 spezza due anni particolarmente aridi come il 2006 e il 2007: va detto però che il 50% delle piogge cadute nell'anno si concentra in appena 16 giornate. Buono, di conseguenza, il recupero delle acque del Garda che nel 2007 aveva toccato livelli mai visti. LA NEVE. Pochissima, appena qualche fiocco. Solo nella mattinata del 24 novembre e nella sera di Natale Verona ha rivisto qualche favilla di neve dopo quasi due anni di assenza. D'altra parte il capoluogo scaligero è in realtà notoriamente allergico alla neve per effetto del vento di foehn in arrivo dai Lessini al transito di ogni perturbazione. È un vento mite che alza le temperature a ridosso delle colline e abbassa l'umidità fino ad impedire la caduta della neve in tutta la fascia pedemontana della provincia. Discorso diverso per il baldo e per la Lessinia: dalla fine di novembre a metà dicembre a metà dicembre, a San Giorgio l'accumulo di neve ha superato i 2,5 metri! LA NEBBIA. Poca. In aeroporto Sono state in tutto 33 le giornate interessate dal fenomeno (di cui 9 nel solo mese di febbraio), circa 16 in città. Sicuramente più del 2007, quando all'aeroporto sono stati appena 22, mentre in città il fenomeno aveva fatto la sua comparsa non più di sette o otto volte. Al.Az.

lunedì 29 dicembre 2008

due casi da risolvere...ai piedi del Gigante

per chi ha più tempo da leggere (o per chi ce l'ha sempre) in questo vacanze di fine anno, consiglio due interessanti romanzi che coniugano la passione per l'alpinismo e le grandi montagne con la tensione tipica dei polizieschi o thriller.
Come scenario abbiamo i ghiacciai e le pareti del Bianco, spaziando dal ghiacciaio del Toula alle parete dell'Envers des Aguilles.
Il protagonista (il nostro Montalbano) è Nanni Settembrini guida alpina e soccoritore di Courmayeur. Cittadino "prestato" alla montagna anche nel secondo libro si scontrerà con le sue difficoltà famigliari e professionali, ancora alla volta alla ricerca di alpinisti svaniti nel nulla.
Le due schede disponibili sul sito della CDA-Vivalda:

Autore: Enrico Camanni:
Nato a Torino nel 1957, è approdato al giornalismo attraverso l’alpinismo. Nel 1985 ha fondato il mensile “Alp” e oggi dirige la rivista internazionale “L’Alpe”. Collabora con le pagine culturali de “La Stampa” e si occupa di progetti museali (Bard, Torino, Vinadio). Ha curato libri sulla letteratura e la storia dell’alpinismo, un saggio sulla nascita delle Alpi (In principio era il mare) e un’antologia di Dino Buzzati (Le montagne di vetro). Per il Gruppo Abele ha lavorato a un’inchiesta sul suicidio in Italia (L’ultimo messaggio). Con Bollati Bolinghieri ha pubblicato La nuova vita delle Alpi. In questa collana sono apparsi quattro romanzi: Cieli di pietra, La guerra di Joseph, La notte del Cervino e La sciatrice, prima avventura di Nanni Settembrini.
di Andrea Negri

giovedì 25 dicembre 2008

da www.larena.it «Noi, sul baldo, sepolti dalla neve»

bufera davanti al Rifugio "Fiori del Baldo" - photo by ADM
di Bartolo Fracaroli
Gli Oliboni gestiscono da anni il rifugio dei «Fiori». Per giorni sono rimasti isolati a causa delle bufere
Riaprono da Santo Stefano all’Epifania la bidonvia e la seggiovia che da Prada salgono a Costabella. Lassù, la scorsa settimana, quattro veronesi sono rimasti isolati per giorni a causa della bufera che ha accumulato metri di neve sulle creste della montagna. Sono i proprietari del rifugio «Fiori del baldo» a quota 1850, appena sotto il Chierego: qui abitano stabilmente Adriano e Anna Oliboni, con il figlio Moreno e sua moglie Cinzia Gaspari.Il rifugio è letteralmente immerso nella neve, che a queste altezze ha raggiunto i due metri e mezzo, ma in alcuni punti, dove il vento l’ha accumulata, si è arrivati anche a 4 metri. Gli Oliboni sono la famiglia più alta del Veronese.Li abbiamo raggiunti grazie all’Enel, che ha riassestato la linea elettrica abbattuta dalla tormenta alla Bocchetta di Naole (1648 metri). «Signora Anna, lo sa che dal 26 prossimo al 6 gennaio compreso la funivia riapre?». «Me lo dice lei». Dopo settimane di pioggia e neve - tanta come non accadeva da anni e anni - finalmente è tornato il sole e sono passati i primi scialpinisti, oltre ad alcuni snowborder. I primi sono saliti al Coal Santo (2072 m.) e ne sono tornati dicendo che il pericolo di valanghe era elevato. Ha fioccato tanto nei giorni scorsi, ora la neve si sta assestando, è arrivato il foehn e la neve si trasforma: gela la notte, si scalda di giorno e poi rigela: le slavine a lastroni, le peggiori, sono in agguato. Ce ne sono già state sopra malga Valfredda.«Me lo hanno detto due sciatori che hanno rischiato salendo da quel versante. Il vento ci ha costruito attorno vere e proprie colline di neve, è stata bufera per giorni», racconta la signora Anna, «di notte era fortissimo, urlava, al mattino non riuscivamo a uscire. Nessuno sciatore si azzarda sui costoni a nord: tagliare sui pendii la coltre vuol dire innescare il crollo fatale».E spiega: «Mio figlio scende e sale ogni giorno, con gli sci o le ciaspole, sotto i fili della telecabina, è l’unico percorso abbastanza sicuro che suggeriamo a tutti», dice. «Qualche esperto arriva anche da sotto le due Pozze di Pralongo (1250 metri), dove la strada è aperta fino al Cason, bisogna anche stare attenti in cresta alle instabili cornici che si protendono sul versante di Ferrara. La vecchia strada militare non si vede più. La nostra motoslitta potrebbe tagliare la coltre di neve e inoltre è rischioso, potrebbe capovolgersi. Eppure qualcuno viene sempre quassù, anche con la bufera: sono affezionati a noi e al baldo, ci portano chi il giornale, chi un chilo di pane, regali, cibo».Gli Oliboni hanno trascorso l’esistenza fra questi rifugi, gestendo il Chierego - che pure è sempre aperto nei fine settimana, come ora aprirà il Mondini (1550 metri) - per cinque anni dal 1967, quando non c’era ancora la bidonvia; il Telegrafo (2150 metri) per quindici, fino al 1984. Hanno anche abitato le grotte di Valdritta (2218 metri) per 7-8 anni ospitando gratuitamente tutti i «passanti». Inoltre hanno gestito il Mondini per una stagione. Poi hanno rilevato questo rifugio, costruito in legno per la seggiovia, letteralmente distrutto da una tempesta, ricostruito nel ’94 dalla famiglia Sciaretta che in seguito glielo ha volentieri ceduto, ma è stato scoperchiato da una tromba d’aria notturna nel 2002 (con loro dentro).Occorre costanza, passione, sacrificio. Adriano Oliboni, per tutti l’«Orso», faceva il ferroviere nei ritagli di tempo, adesso ha 73 anni ed è sempre una roccia. La tenacia qui è indispensabile anche se scappa qualche avvilimento a sentirsi non isolati ma dimenticati. Hanno 16 posti letto e servono, con l’esperienza e la pratica dei luoghi, l’ospitalità insieme a zuppa di fagioli, gnocchi di ortica, minestroni favolosi. Quando la seggiovia è chiusa l’afflusso è rarefatto ma anche selezionato, la montagna ritrova le sue dimensioni. Quando è aperta sono gli Oliboni i primi ambasciatori del baldo, utili a tutti, senza nessun aiuto economico. Belli e buoni quando c’è bel tempo, ignorati con il brutto. «Tre ore per togliere il ghiaccio e aprire la porta, due per arrivare alla legnaia», dice l’«Orso» al telefono, «una strada per salire con la jeep nella bella stagione che non ha mai visto uno stradino, spese altissime».Anna Oliboni, si commuove: «Però a noi piace essere qui, anche soli spesso, a noi piace rinnovare l’amicizia con chi arriva congelato nella nebbia. Abbiamo una grande fiducia in mio figlio e mia nuora, che ce la mettono tutta: quasi due ore con zaini pesanti da Prada, due e mezza dalle Due Pozze, con qualsiasi tempo, anche di notte, con carne, verdura, frutta, pane. Ci manca solo la nostra San Bernardo, Megj, che ci ha lasciato in settembre, salvata in un vallone dal Soccorso alpino anni fa: aveva 10 anni. Anche lei era utile, sentiva arrivare le persone col maltempo, le guidava, abbaiando nel buio. Sono i giovani il nostro futuro, quello del rifugio, quello del baldo».

da www.larena.it: Il più bianco dei Natali

di Vittorio Zambaldo
Il manto bianco, dopo l’ultima settimana di precipitazioni, s’è consolidato oltre i 1300 metri di quota: 119 cm sul Monte Tomba, 149 a San Valentino
Si sono superati i due metri di neve sia in lessinia sia sul Baldo con le ultime precipitazioni di una settimana che se in pianura hanno messo paura per i fiumi gonfi e in rotta, in montagna hanno portato disagi contenuti. Infatti il manto nevoso si è consolidato solo a partire dai 1300 metri di altezza sul livello del mare, oltre tutte le contrade stabilmente abitate della nostra provincia.La stazione Meteomont dei Monti lessini posta a San Giorgio, a 1520 metri, gestita dal Corpo forestale dello Stato e collocata in una rete costruita con la collaborazione delle truppe alpine e del servizio meteorologico dell’aeronautica militare, ha rilevato 210 centimetri di neve caduta da fine novembre a oggi, assestata a 105 centimetri, che diventano 119 ai 1776 metri del Monte Tomba, secondo il rilevamento della centralina automatica Arpav.Sul Baldo sono registrati 149 centimetri a San Valentino e si superano sicuramente i due metri alle quote più alte.Sono cifre che da una parte mettono di buon umore gli operatori delle stazioni invernali e dall’altra stupiscono perché abbastanza inconsuete in questo periodo dell’anno: l’ultima apertura più precoce del ponte dell’Immacolata per gli impianti di sci in lessinia era stata nel 1976, anno in cui nevicò a fine novembre e si poté sciare da domenica 4 dicembre.Dell’ultima quarantina d’anni è Elio Sauro, titolare della storica erboristica di piazza Chiesa a Boscochiesanuova, ad aver tenuto meticolosamente conto di tutti i dati meteo giorno per giorno e della misurazione del livello del manto nevoso eseguita sulla piazza principale del paese.«Annate record, quanto a misura, sono state sicuramente quelle del biennio 1985-1986», racconta Elio Sauro scorrendo i dati del suo archivio, «con 3,56 metri di neve totali caduti nel 1985. Ben 174,5 centimetri sono caduti nel solo mese di gennaio, quando ha fatto anche il freddo più intenso, con –20,5 °C in paese e –29,5 a San Giorgio. Ricordo che entrando in auto, dopo un’escursione a San Giorgio, mi era sembrato di trovarla riscaldata, ma il termometro segnava all’interno della vettura –19,5 °C», precisa Sauro.Quell’anno il livello della neve era talmente alto che per un’escursione con le ciaspole Sauro racconta di essere stato costretto a salire sul tetto dell’auto, scavare un paio di gradini nel muro di neve a fianco della strada per raggiungere il piano sovrastante con le ciaspole «e durante l’escursione mi si ghiacciò la lattina di Coca cola che tenevo in tasca», ricorda.L’anno dopo, era il 1986, tra il 29 gennaio e il 3 febbraio caddero 148 centimetri di neve che in piazza a Boscochiesanuova si assestarono a poco più di un metro. Servirono 120 viaggi di camion per sgombrare la piazza dalla neve. Più recentemente, dal 6 al 19 marzo 2004, il livello della neve in paese raggiunse i 120 centimetri.L’altezza massima la ricorda Cleofe Sauro, che con i genitori e quattro fratelli gestiva il rifugio Podestaria, aperto tutto l’anno: «Nell’inverno 1950-1951 gli escursionisti arrivavano sciando sul tetto della chiesa di San Bartolomeo, a fianco del rifugio, alta almeno una decina di metri. Per uscire di casa abbiamo dovuto ricavarci una scalinata dentro la neve».Per rifornirsi di viveri lei e i fratelli scendevano in paese con gli sci un paio di volte la settimana, coprendo i 28 chilometri interamente a piedi e con gli zaini carichi.Quell’inverno crollarono i tetti di 27 malghe sotto il peso della neve, ma fu un anno terribile anche in estate. A giugno caddero 60 centimetri di neve e le vacche, già in alpeggio, invasero il centro di Bosco alla ricerca di cibo: furono tenute nelle corti per alcuni giorni in attesa che il sole d’estate riportasse il verde sui pascoli.Nel 1980 invece, il 5 giugno, c’erano ancora 7 metri e 5 centimetri di neve sulla strada fra Bocca di Selva e Podestaria. Intervennero gli artificieri con la dinamite ad aprire un varco sulla strada dietro il Tomba, spezzando il ghiaccio per far passare le vacche dirette agli alpeggi.

giovedì 18 dicembre 2008

Sul Baldo si torna a sciare, aspettando la seggiovia

Fonte : http://www.larena.it/ del 18 Dicembre 2008]
Riaprirà sabato, sotto una coltre di neve, la funivia Malcesine-Monte Baldo inaugurando l’avvio della stagione sciistica sulle piste di Tratto Spino.Si tratta però di un avvio a metà perché slitta ancora la tanto attesa apertura della seggiovia quadriposto «Prà Alpesina», che dalla valle del comune di Avio sale fino alle creste del Baldo. Un impianto di risalita di ultima generazione, in grado cioè di trasportare 1.800 persone l’ora percorrendo un dislivello di 400 metri in sette minuti.Intanto i veronesi dovranno «accontentarsi» di sciare vista lago grazie alla riapertura della funivia di Malcesine (chiusa come al solito per manutenzione), collegata alle sciovie del comprensorio. «La speranza», spiega Giuseppe Venturini, presidente del consorzio funicolare Malcesine-Monte Baldo, «è riuscire a collaudare l’impianto che è ormai stato completato, ma a causa del maltempo che lo ha sepolto sotto tre metri di neve, non è stato possibile verificarne il funzionamento».Il presidente spiega infatti che servono almeno tre giorni di lavoro per poter liberare la seggiovia dalla neve caduta nei giorni scorsi e poter effettuare il collaudo. E conclude: «Speriamo di inaugurare l’impianto prima della fine dell’anno, ma al momento non possiamo averne certezza».Rimane quindi relegato nell’ambito delle speranze anche l’accordo che consente ai possessori di skipass di Malcesine di utilizzare un bus navetta gratuito per San Valentino-Polsa, usufruendo degli impianti di risalita del comprensorio trentino.Una partenza con freno a mano tirato quindi, ma pur sempre in grande stile quella che Venturini ha annunciato ieri, insieme al presidente della Provincia Elio Mosele, al sindaco di Malcesine, Valente Chincarini, al presidente della Camera di commercio, Fernando Morando, e al direttore dell’ufficio sport della Curia, don Flavio Bertoldi. «Da sabato, alle 8, sarà possibile risalire sul monte Baldo con la funivia di Malcesine, ma l’inaugurazione ufficiale sarà domenica alle 12 con la messa nella cappella a monte, accanto all’impianto», dice Venturini annunciando anche l’approvazione all’unanimità del bilancio 2009.Un documento finanziario che prevede un utile per il prossimo anno di circa 200mila euro con un numero di circa 350mila passeggeri. Previsti anche importanti investimenti, come il primo stralcio di innevamento artificiale delle piste, la sistemazione delle stesse e la creazione di nuovi posti auto, come spiega il direttore del consorzio Gianfranco Bortolussi.«Si tratta di un fatto importante», dice Mosele, «in grado di coniugare l’apertura della stagione sciistica con un momento di riflessione spirituale». «Sarà una inaugurazione davvero suggestiva con un panorama che, siamo certi, lascerà tutti a bocca aperta», aggiunge il sindaco di Malcesine, «ci sono infatti tre metri di neve sui quali è possibile sciare ammirando il lago». E prosegue: «Per completare l’offerta turistica, ai visitatori proponiamo anche i tradizionali mercatini natalizi allestiti nel centro storico di Malcesine».Don Flavio Bertoldi, che officerà la messa, conclude: «Sciare è una passione che permette di sentirsi più vicini al Signore in questo tempio del corpo e dello spirito». (Giorgia Cozzolino)

mercoledì 17 dicembre 2008

Lunedi 19 Gennaio 2009 - Premio Biasin 2008 e Alexander Huber

Premio Biasin 2008 e Alexander Huber " La quinta dimensione" La montagna,il tempo, l'uomo.
Auditorium della Gran Guardia Piazza Brà (Verona) ore 20.30
entrata libera ad esaurimento posti disponibili

domenica 14 dicembre 2008

Lessinia: "San Giorgio sepolto dalla neve"

da http://www.larena.it/
Se il ritmo sarà quello di questi giorni, verrà frantumato il record di neve in Lessinia negli anni più recenti, stabilito nell’inverno 2003-04 con cinque metri complessivi, dati Meteomont rilevati dal Comando stazione di Boscochiesanuova del Corpo Forestale dello Stato ai 1480 metri di altitudine, vicino ai parcheggi di Malga San Giorgio.Lì, a inverno non ancora iniziato, i 227 centimetri caduti durante l’intera stagione, da novembre ad aprile dello scorso anno, sono stati già raggiunti in appena tredici giorni. Il manto aveva raggiunto i 180 centimetri già ieri sulle piste dove la neve era stata in precedenza battuta e non accennava a diminuire la precipitazione ancora abbondante verso l’imbrunire.«Abbiamo difficoltà a battere le piste», conferma Gianni Bonetti, direttore tecnico della stazione sciistica, «perché la neve supera le paline e le reti di demarcazione dei tracciati. Non si riesce a vedere il percorso». In più nei giorni scorsi c’era anche bufera che impediva la visibilità. Con i mezzi battipista gli addetti uscivano appena c’era uno spiraglio di luce che delineasse i possibili contorni del tracciato. «Non possiamo aspettare perché le previsioni sono pessime anche nei prossimi giorni», aveva ammesso già mercoledì scorso sotto la bufera, «pertanto usciamo almeno per livellare i cumuli più alti».Il proposito è quello di aprire gli impianti nella giornata di oggi, primo giorno di avvio ufficiale della stagione, ma tutto è legato alle condizioni meteorologiche: se il cielo lascia lavorare, si lavorerà anche di notte per allestire i tracciati, ma le previsioni non sono buone né per oggi né per domani.A San Giorgio sono preoccupati per l’arrivo degli sciatori del fine settimana. La troppa neve ha ridotto al minimo gli spazi utilizzabili per i parcheggi. «È un problema, forse non per questo fine settimana, quando le previsioni meteo scoraggeranno i più a venire, ma per i prossimi giorni quando tornerà il bel tempo», ammette Bonetti. Si fa strada l’ipotesi di trasferire con i camion la neve dai piazzali e dai parcheggi: una spola verso i vicini pascoli e vaj dove liberare tanto bendiddio che in inverni asciutti sarebbe stato pagato oro. Di solito a San Giorgio succedeva il contrario, che dal basso salissero camion a portare ghiaccio. Capitava quando l’innevamento era scarso e si sfruttava la raschiatura del palaghiaccio, risultata dal livellamento della pista. «Ottimo materiale usato come coadiuvante per la battitura delle piste e la sistemazione dei punti critici di maggior usura», rivela Bonetti, «e di cui ci siamo serviti in più occasioni in passato».Infatti, invece di essere scaricato nel vajo sottostante al palaghiaccio, veniva accumulato sul piazzale e trasferito con un camion a San Giorgio per integrare il lavoro dei cannoni sparaneve, talvolta costretti all’inattività della temperatura dell’aria troppo elevata.Il meteo condiziona anche l’apertura di Lessiland a Passo Fittanze: «C’è mezzo metro di neve in più rispetto allo scorso fine settimana. Lavoriamo per togliere i giochi sommersi dalla neve e contiamo di essere pronti per metà mattinata di sabato», dice Roberto Gotta.Anche per lo sci di fondo tutte le piste verranno tracciate di nuovo appena cesserà di nevicare, sia la Translessinia sia gli anelli di Conca dei Parpari e quello di Malga Lobbia. Intanto la neve fresca fa la felicità degli escursionisti, che possono affrontare percorsi con le ciaspole, e degli amanti dello sci fuoripista, prestando naturalmente molta attenzione ai possibile distacco di valanghe.(Vittorio Zambaldo)

giovedì 11 dicembre 2008

I suggerimenti di Adm91blog: Non sapete cosa fare nel fine settimana ?

Quanta neve !

erano anni che non si vedeva PERICOLO 4 (uno dei massimi gradi di pericolo della scala di valutazione) e soprattutto con una così vasta copertura territoriale !
Stiamo tutti pensando (fantasticando) meravigliosi percorsi sulla neve, magari con le ciaspole. Però non dimentichiamo che l'escursionismo invernale potrebbe diventare una pericolosa trappola per impreparati e sprovveduti. Su alcuni percorsi portiamo l'adeguata attrezzatura, picozza e ramponi, soprattutto valutiamo bene a tavolino e sul posto l'assestamento del manto nevoso.
A proposito segnaliamo un istruttivo articolo tratto da Planetmountain.com

mercoledì 10 dicembre 2008

La prima !

26 aprile 1992 - Monte Baldo - Riserva Selva Pezzi

"Un Natale in Tibet" con la Giovane montagna Verona

da http://www.larena.it/ Mercoledì 10 Dicembre 2008
STORIE. Domani film
La Giovane montagna invita tutti a un Natale in Tibet. Anche se solo con l’immaginazione, ma condotta per mano dalle immagini del film «Un Noel au Tibet (Un Natale in Tibet)», che sarà proiettato domani, alle 21, al cinema teatro Mazziano in via Madonna del Terraglio, a Santo Stefano. Jean-Babtiste Warluzel, Falk van Gaver e Constantin de Slizewicz sono i registi del film, di tre quarti d’ora, vincitore della Lessinia d’Oro al XIII Film Festival della Lessinia 2007.La pellicola è ambientata nella regione tibetana dello Yunnan, nel sud-ovest della Cina, dove vivono alcune migliaia di tibetani cattolici. Evangelizzati da missionari francesi e svizzeri, a partire dal XIX secolo, furono doppiamente perseguitati dai comunisti cinesi, come tibetani e come cattolici. Ciò nonostante conservarono e tramandarono la loro fede, pur nell’assenza di preti. Il film racconta la sorprendente esperienza di vivere, nel cuore del Tibet, un Natale cattolico, con gli stessi riti e le stesse usanze europee, con il presepe, la veglia di mezzanotte e i canti in latino. E, nei racconti dei protagonisti, rivivono i bei ricordi del tempo trascorso con i missionari e quelli terribili delle persecuzioni nei gulag cinesi.Il film era stato presentato in anteprima italiana al Film Festival della Lessinia e con la vittoria a Bosco Chiesanuova è stato lanciato negli altri film festival di montagna e trasmesso, in parte, su Canale 5 il giorno di Natale del 2007.E.G.

martedì 9 dicembre 2008

presentato il nuovo calendario ADM 2009 !

18 gennaio - Quota 2005 di Punta Pettorina
Gita con le ciaspole
Monte Baldo
E

8 febbraio: Val Moena – Gruppo dei Lagorai
Gita con le ciaspole
E

1 marzo: Tre Croci - Zevola
Alpinistica
Piccole Dolomiti

19 aprile: Forte San Marco
Val d’Adige
E

17 maggio: Ciclabile della Valsugana

14 giugno: Giro del Sengio Alto
Piccole Dolomiti
E

4-5 luglio: Dal Rifugio Contrin al Rifugio Falier -
Giro del Sasso Vernale - Dolomiti
EE

30 agosto: Val di Rabbi – Scalinata dei Larici monumentali
Parco Nazionale dello Stelvio
E

13 settembre: Al Campanile di Val Montanaia
Dolomiti Fiuliane
E

11 ottobre: Val di Tovel
Gruppo del Brenta
E

lunedì 8 dicembre 2008

Presentazione calendario gite 2009

Venerdi 5 Dicembre presso la corte Salvi (ex municipio di Bovolone) si è tenuta l'assemblea annuale dei soci ADM. Nonostante la scarsa affluenza di soci e simpatizzanti abbiamo rivisto attraverso le immagini proiettate dal video alcuni dei momenti vissuti insieme durante le gite di quest'anno. E' stato un momento anche per tirare le somme della stagione appena passata e chiaramente per delineare gli obiettivi della prossima(confidando nella maggior partecipazione dei soci).
Abbiamo già stampato una bozza per il calendario gite 2009 ma ci resta ancora da sistemare qualche dettaglio, per cui a breve pubblicheremo sul blog il calendario ufficiale della stagione 2009.
Non ci resta che farvi gli auguri per le prossime festività e vi diamo appuntamento il 18 Gennaio 2009 alla prima ciaspolada per smaltire qualche kilo di troppo accumulato in questo periodo.

Il Direttivo ADM

giovedì 4 dicembre 2008

da www.larena.it: Translessinia chiusa per burocrazia

da http://www.larena.it/
BOSCOCHIESANUOVA. Incredibile: piste di fondo coperte da un metro di neve ma impraticabili perché è scaduta la concessione, e non è stata rinnovata in tempo
All’origine ci sono passaggi di competenze e colpevoli ritardi Battipista in garage: «Se succede qualcosa, chi risponde?»
Nessuno se lo sarebbe nemmeno immaginato: non è la mancanza neve, non sono le difficoltà tecniche, non sono per assurdo neanche i pochi soldi che a stento si riescono comunque sempre a racimolare, a impedire di aprire le piste di sci della Translessinia, ma solo la burocrazia, e colpevoli ritardi.Eppure il tracciato più famoso dei monti veronesi (e uno dei più conosciuti a livello nazionale), eccezionalmente coperto quest’anno già a fine novembre da un metro di neve, e sul quale si pratica fondo fin dagli albori dello sci in Italia, rischia per quest’inverno di non essere battuto. Ben 60 chilometri di piste e 40 chilometri di tracciato pedonale sono rimasti bloccati negli uffici perché la concessione regionale è scaduta e la neve è arrivata prima del suo rinnovo.La concessione ha una vita di nove anni e per legge può essere prorogata solo di un altro anno, senza chiedere il rinnovo, ma già lo scorso inverno si era usufruito della proroga prevista e per questa stagione non restava che il rinnovo imposto dalle leggi.La competenza dalla Regione è nel frattempo passata alla Provincia, ma le pratiche andavano istruite dall’ufficio tecnico della Comunità montana della lessinia, che avrebbe dovuto chiedere in tempo utile il rinnovo della concessione.«Dalla fine della scorsa stagione invernale sono salito decine di volte negli uffici comunitari per sollecitare il completamento della pratica, ma la documentazione è stata depositata in Provincia, fra l’altro incompleta, solo il 10 novembre scorso, quando ci era stato promesso, a parole, che entro maggio la pratica sarebbe stata chiusa», denuncia Giuseppe Massella, presidente di lessinia Turistsport, la società a partecipazione pubblica e privata che ha materialmente in gestione dalla Comunità montana la battitura e la manutenzione delle piste.Il 17 novembre, per la cronaca, c’era stata la presentazione in pompa magna nella sede del Consiglio provinciale con interventi fiume di politici e amministratori per raccontare come la montagna vada sostenuta e lo sport della neve incentivato. «Mi sono morso la lingua per non parlare, ma sarebbe stata l’occasione per dire davvero come stavano le cose e denunciare l’inattività di un ente che non ha fatto il suo dovere», ammette Massella, amareggiato per quanto sta succedendo.Fuori nevica ancora abbondantemente e i mezzi battipista sono già con i motori accesi, ma nessuno si azzarda ad uscire: «Se succede qualcosa? Se qualcuno si fa male lavorando sulle piste o una volta aperte si infortuna qualcuno che le utilizza, chi risponde?», si chiede Massella, che dal consiglio di amministrazione di lessinia Turistsport ha ricevuto l’ordine di non togliere i lucchetti ai garage dei «gatti delle nevi» utilizzati per la battitura finché non ci sarà la concessione approvata e il conseguente contratto.In assenza del titolare dell’Ufficio tecnico, il geometra Giuseppe Laiti,, impegnato in un viaggio all’estero, la questione è passata nelle mani del direttore del Parco Diego Lonardoni, che si è fatto in quattro per cercare di superare gli ostacoli, restando in diretto contatto con la Provincia, che per accelerare i tempi dell’istruttoria ha anticipato a voce quali documenti siano necessari per il rinnovo della concessione.È così emersa la richiesta di Vinca (valutazione di incidenza ambientale) già fornita, e perfino di Via (valutazione di impatto ambientale), sebbene non ci sia alcun movimento di terra, visto che le strade su cui viene tracciata la Translessinia esistono da almeno un secolo. «In quattro giorni siamo riusciti ad avere anche la Via, che trasmetteremo immediatamente in Provincia appena controfirmata dal segretario dell’ente», promette Lonardoni, ma sui tempi necessari al rinnovo della concessione alza gli occhi al cielo e non sa rispondere.

mercoledì 3 dicembre 2008

Ricordi Adm 2008 … incontriamoci ...

Assemblea Annuale Adm
e rinnovo del Direttivo 2009-2010
Venerdì 5 dicembre 2008

sei invitato all’annuale incontro dell’Associazione che si svolgerà presso il primo piano dell’Ex Municipio di Bovolone (Piazza Costituzione) alle ore 21.00 di venerdì 5 dicembre
Passeremo una serata insieme ricordando le belle giornate trascorse e presentando l’attività del prossimo anno.
Sono invitati tutti, anche i non-soci.
A fine serata è organizzato un veloce rinfresco

Durante la serata si effettueranno le elezioni per il rinnovo del Direttivo per il biennio 2009-2010. Tutti i soci che desiderassero farlo possono candidarsi. Ricordiamo che il il rinnovo del direttivo Adm è previsto ogni due anni.
L'attuale direttivo è così composto:
- Bergamini Enrico
- Mantovanelli Davide
- Morandini Gianni
- Mozzo Luciano
- Negri Andrea
- Passarini Gianluca
- Pasquali Silvano

Il direttivo è composto da un massimo di 8 soci ed è rinnovato dall'assemblea dei soci.
Tutti i soci che vogliono candidarsi possono comunicarlo via email adm91blog@gmail.com o telefonicamente a Andrea Negri 348 8727006.

Ordine del giorno:
• proiezione delle foto/film dell'attività ADM 2008
• consuntivo dell’attività 2008
• elezioni direttivo 2009-2010
• NUOVO CALENDARIO ESCURSIONI 2009

martedì 2 dicembre 2008

da www.larena.it: Luminarie appese dalle guide alpine

Sulle «pareti» della torre dei Lamberti per mettere una fila di luci lunga 80 metri www.larena.it di Domenica 30 Novembre 2008
Gli alpinisti impegnati ieri sulla torre dei Lamberti sono diventati, loro malgrado, l’attrazione di questo fine settimana. Sono le guide alpine che, da ieri, lavorano appesi a delle funi lungo le pareti esterne della torre dei Lamberti per applicare le luminarie natalizie. Sarà il ministro per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi ad accendere l’illuminazione, domani, insieme a Giuseppe Venturini, presidente di Agec che gestisce la torre, al sottosegretario alle Riforme istituzionali, Aldo Brancher, e all’assessore comunale Daniele Polato.Una lunga fila di lampadine a luce calda, più di 80 metri, illuminerà il contorno della torre dei Lamberti.Un’impresa non facile e per veri esperti. Sono infatti i tecnici elettricisti della Alca Impianti a realizzare la decorazione luminosa con l’aiuto di tre guide alpine specializzate, tre liberi professionisti di Padova, Vicenza e Verona che fanno parte dell’associazione XMountain. «Siamo specializzati in lavori in fune e abbiamo attrezzatura specifica che è diversa da quella da alpinismo, perché risponde a delle norme di sicurezza ancora più severe, dice Dario Segato, «ci occupiamo di tutte quelle operazioni sugli alberi o sugli edifici che risulterebbero troppo onerose da compiere con dei ponteggi».Segato, insieme a Andrea Testa e Daniele Geremia, si è calato quindi ieri dall’ultima «balconata» della torre, e proseguiranno anche oggi, per fissare delle funi lungo il profilo dell’edificio alle quali sarà poi fissato il cavo luminoso. E se il rischio di cadere era escluso, data la loro esperienza e le imbragature di sicurezza, quello di prendersi la scossa non lo era affatto: a complicare il loro lavoro ci si è messo infatti un filo elettrificato a 24 volt che corre lungo il cornicione e che serve a tenere lontani i piccioni. Non riuscendo a trovare l’interuttore per spegnere il contatto, i tecnici hanno infine deciso di tranciare il cavo elettrico per permettere alle guide alpine di lavorare senza pericolo. G.C.