giovedì 25 dicembre 2008

da www.larena.it: Il più bianco dei Natali

di Vittorio Zambaldo
Il manto bianco, dopo l’ultima settimana di precipitazioni, s’è consolidato oltre i 1300 metri di quota: 119 cm sul Monte Tomba, 149 a San Valentino
Si sono superati i due metri di neve sia in lessinia sia sul Baldo con le ultime precipitazioni di una settimana che se in pianura hanno messo paura per i fiumi gonfi e in rotta, in montagna hanno portato disagi contenuti. Infatti il manto nevoso si è consolidato solo a partire dai 1300 metri di altezza sul livello del mare, oltre tutte le contrade stabilmente abitate della nostra provincia.La stazione Meteomont dei Monti lessini posta a San Giorgio, a 1520 metri, gestita dal Corpo forestale dello Stato e collocata in una rete costruita con la collaborazione delle truppe alpine e del servizio meteorologico dell’aeronautica militare, ha rilevato 210 centimetri di neve caduta da fine novembre a oggi, assestata a 105 centimetri, che diventano 119 ai 1776 metri del Monte Tomba, secondo il rilevamento della centralina automatica Arpav.Sul Baldo sono registrati 149 centimetri a San Valentino e si superano sicuramente i due metri alle quote più alte.Sono cifre che da una parte mettono di buon umore gli operatori delle stazioni invernali e dall’altra stupiscono perché abbastanza inconsuete in questo periodo dell’anno: l’ultima apertura più precoce del ponte dell’Immacolata per gli impianti di sci in lessinia era stata nel 1976, anno in cui nevicò a fine novembre e si poté sciare da domenica 4 dicembre.Dell’ultima quarantina d’anni è Elio Sauro, titolare della storica erboristica di piazza Chiesa a Boscochiesanuova, ad aver tenuto meticolosamente conto di tutti i dati meteo giorno per giorno e della misurazione del livello del manto nevoso eseguita sulla piazza principale del paese.«Annate record, quanto a misura, sono state sicuramente quelle del biennio 1985-1986», racconta Elio Sauro scorrendo i dati del suo archivio, «con 3,56 metri di neve totali caduti nel 1985. Ben 174,5 centimetri sono caduti nel solo mese di gennaio, quando ha fatto anche il freddo più intenso, con –20,5 °C in paese e –29,5 a San Giorgio. Ricordo che entrando in auto, dopo un’escursione a San Giorgio, mi era sembrato di trovarla riscaldata, ma il termometro segnava all’interno della vettura –19,5 °C», precisa Sauro.Quell’anno il livello della neve era talmente alto che per un’escursione con le ciaspole Sauro racconta di essere stato costretto a salire sul tetto dell’auto, scavare un paio di gradini nel muro di neve a fianco della strada per raggiungere il piano sovrastante con le ciaspole «e durante l’escursione mi si ghiacciò la lattina di Coca cola che tenevo in tasca», ricorda.L’anno dopo, era il 1986, tra il 29 gennaio e il 3 febbraio caddero 148 centimetri di neve che in piazza a Boscochiesanuova si assestarono a poco più di un metro. Servirono 120 viaggi di camion per sgombrare la piazza dalla neve. Più recentemente, dal 6 al 19 marzo 2004, il livello della neve in paese raggiunse i 120 centimetri.L’altezza massima la ricorda Cleofe Sauro, che con i genitori e quattro fratelli gestiva il rifugio Podestaria, aperto tutto l’anno: «Nell’inverno 1950-1951 gli escursionisti arrivavano sciando sul tetto della chiesa di San Bartolomeo, a fianco del rifugio, alta almeno una decina di metri. Per uscire di casa abbiamo dovuto ricavarci una scalinata dentro la neve».Per rifornirsi di viveri lei e i fratelli scendevano in paese con gli sci un paio di volte la settimana, coprendo i 28 chilometri interamente a piedi e con gli zaini carichi.Quell’inverno crollarono i tetti di 27 malghe sotto il peso della neve, ma fu un anno terribile anche in estate. A giugno caddero 60 centimetri di neve e le vacche, già in alpeggio, invasero il centro di Bosco alla ricerca di cibo: furono tenute nelle corti per alcuni giorni in attesa che il sole d’estate riportasse il verde sui pascoli.Nel 1980 invece, il 5 giugno, c’erano ancora 7 metri e 5 centimetri di neve sulla strada fra Bocca di Selva e Podestaria. Intervennero gli artificieri con la dinamite ad aprire un varco sulla strada dietro il Tomba, spezzando il ghiaccio per far passare le vacche dirette agli alpeggi.

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