sabato 22 novembre 2008

Estate a metà, poca gente sui monti

photo by: www.larena.it
Da www.larena.it:
21/11/2008 Quando il maltempo ci mette lo zampino le cose non vanno mai per il verso giusto, specie se si parla di montagna e alpinismo. Quella del 2008 potrà essere infatti ricordata, almeno per quel che concerne la montagna veronese (ma non solo), come una stagione estiva incolore. Senza alti né bassi, con poche belle giornate di sole (quasi mai nei fine settimana) e tante, tante nuvole.
«A dire il vero», spiega il presidente della sezione veronese del Club alpino italiano, Piero Bresaola, «da metà maggio a metà luglio è stato un pianto d'acqua quasi ininterrotto e poi a farla da padrone sono state le nuvole. Da un lato avevamo il Baldo coperto dal proverbiale “capel”, cui spesso si aggiungeva un ben più greve mantello, dall'altro Lessini e Carega erano gravati quotidianamente da nembi temporaleschi. In queste situazioni, ovviamente, ben pochi escursionisti erano invogliati a compiere traversate impegnative o a raggiungere le cime».
La funivia di Malcesine a nord e, in misura minore, gli impianti di Costabella a sud, hanno comunque riversato sulle creste del Baldo centinaia di migliaia di visitatori, ma pochi di loro hanno potuto godere di cieli limpidi e vasti orizzonti. E così i rifugi ne hanno risentito, soprattutto quelli sul Baldo situati in cresta, un po' meno quelli sul Carega.
«L'entusiasmo e l'interesse per la montagna», continua Bresaola, «comunque non mancano e la testimonianza l'abbiamo avuta in occasione delle due grandi feste, quella degli alpini a Revolto a inizio stagione e quella di Santa Rosa al Telegrafo a fine agosto. In entrambi i casi l'afflusso di soci e appassionati di montagna è stato eccezionale a dispetto del tempo uggioso».
Peggio ancora sono andate le cose nei rifugi del Cai Verona in Alto Adige, vale a dire al Fronza e al Biasi. «Grazie all'accesso facile», riprende Bresaola, «il nostro rifugio sul Catinaccio è stato abbastanza frequentato, anche se poi ben pochi proseguivano da lì alla volta delle adiacenti cime dolomitiche. Molto peggio sono andate le cose al Biasi che, isolato fra i ghiacciai di Malavalle, il più delle volte, specie nei fine settimana, diventava una meta proibitiva. Noi stessi del Cai Verona abbiamo dovuto annullare alcune gite lassù a causa del maltempo o della neve e l'unica volta che ci siamo avventurati abbiamo vagato sui ghiacci nella nebbia più fitta».
In pratica quest'estate in montagna sono andati solo i veri appassionati, quelli ben motivati, esperti ed equipaggiati. Gli occasionali, vista la mala parata, hanno preferito fermarsi nei rifugi a quota più bassa. In questo senso è significativo il fatto che in due rifugi più bassi del Gruppo del Carega, il rifugio Revolto e il rifugio Pertica, abbiano lavorato a gonfie vele. «Non posso certo definirla eccezionale», dice Romeo Cappelletti, titolare del Pertica, «la stagione estiva appena passata, ma nemmeno lamentarmi. Il tempo è vero è stato spesso coperto, ma il Carega continua ad attirare un gran numero di appassionati e noi siamo qui ad accoglierli».
Anche Giorgio Annechini, che gestisce il Revolto, non manifesta delusione per come sono andate le cose. «Pochissimi sono stati gli ospiti che hanno pernottato», dice il gestore del Revolto, «ma non vi è stato mai un giorno, nemmeno quando pioveva, senza avventori. In pratica, se tanti a causa del maltempo hanno lasciato perdere le traversate impegnative, di contro nessuno ha voluto rinunciare a salire qui in alta Val di Revolto a godere del silenzio dell'aria buona e, perché no, della nostra cucina».
Leggermente penalizzato dal maltempo è stato anche il rifugio Fraccaroli, a due passi dalla vetta del Carega, ma essendo un eccezionale punto di richiamo ha comunque avuto i suoi visitatori, sia gli occasionali che i fedelissimi, questi ultimi peraltro sempre numerosi.
Tornando al Club alpino italiano e all'attività estiva della sezione, in barba a nuvole, neve e maltempo, il programma è stato rispettato. «Ben poche gite in calendario», dice sempre Bresaola, «sono state annullate ed anche il trekking di sette giorni sulle nostre montagne organizzato per Montagna ragazzi è stato un successo. Ora, naturalmente, stiamo preparando i programmi per l'inverno e punteremo molto sui nostri corsi di sci di fondo e sci escursionismo nonché sul tradizionale corso di sci di discesa con i maestri di sci di Parcines».
Quest'inverno però la sede di via Santa Toscana 11 del Cai, a Verona, offrirà qualcosa di più: la palestra di roccia, inaugurata da poco e dedicata ad Enrico Fasoli, che sarà aperta ad ore fisse due o tre volte la settimana e anche il sabato mattina per le scuole.

venerdì 21 novembre 2008

da www.larena.it: Sognando Cho Oyu e Manaslu

photo Cho oyu e Manaslu by www.summitpost.org
L'Arena di Giovedì 20 Novembre 2008
" I quattro veronesi in Himalaya con le bandierine tibetane sulle cime. La montagna Shisha Pangma è già dietro le spalle. Nell’agenda dei quattro alpinisti veronesi Andrea Zambaldi, Andrea Montolli, Alessandro Catozzi e Filippo Marin ci sono già altri obiettivi. Magari non fissati nei dettagli, ma tutti già individuati e in parte coltivati.
A cominciare dall’esplorare le interminabili grotte dell’isola di Samara, nelle Filippine, dove ci sono coleotteri enormi e, vicino, nella giungla, una vegetazione quasi impenetrabile. Nei sogni dei quattro amici e alpinisti scaligeri, che verranno premiati oggi in municipio, ci sono però altri dei 14 Ottomila della terra. Come il Manaslu, 8.156 metri di quota, in Nepal, sempre catena dell’Himalaya. Oppure il Cho Oyu, 8.201 metri, sempre Nepal e Himalaya. E magari anche qualche discesa con gli sci da alpinismo dalle montagne del Caucaso.Avventure da vivere insieme, loro che fanno parte di «On the rocks», un’associazione che si occupa di esplorazione geografica. Del resto i quattro alpinisti il sogno di incrementare il numero di Ottomila raggiunti, e magari di raggiungerli tutti, l’hanno e non lo nascondono di certo. E si preparano, correndo a piedi o in bici, scalando pareti di roccia, compiendo cascate e vie di ghiaccio, oltre che praticando uscite di sci alpinismo.Ma quanto costa organizzare in proprio, pur avvalendosi della collaborazione di un’agenzia qualificata, una spedizione sulle montagne himalayane? I quattro veronesi hanno speso poco meno di 7.000 euro a te
sta, in parte coperti da sponsor.Oltre al materiale tecnico per le ascensioni, zaino, abbigliamento, corde, moschettoni, piccozza, ramponi, tendine d’alta quota, sacchi a pelo, in massima parte già di loro proprietà, per lo Shisha Pangma hanno spedito in aereo 105 chili di cibo: pasta, salami, speck, mortadella, tonno, formaggio grana, Nutella, brioche e caffè. «Tutto cibo italiano, ma il cuoco era un cinese, Pasang, bravissimo, anche se poi è stato male e abbiamo avuto un sostituto valido». Hanno rinunciato, invece, ai portatori. Tutto, solo, sulle loro spalle. E.G. "

sabato 15 novembre 2008

Mario Vielmo in "K2 LA VETTA INFRANTA"

photo by: www.summitpost.org
tratto dal sito Amici della montagna di San Giovanni Lupatoto

Mercoledì 19 novembre 2008 alle ore 21,00
presso la sala convegni della Pia Opera Ciccarelli
via Carlo Alberto 18 - San Giovanni Lupatoto
ingresso libero

" K2, la montagna perfetta. Una piramide di roccia scolpita, che penetra nel cielo. Fino a 8611 metri, sulla soglia dell'infinito. Da oltre mezzo secolo, da quando la cima venne raggiunta per la prima volta da Lino Lacedelli e Achille Compagnoni, è per tutti "la montagna degli italiani". Scalare il K2 significa entrare nell'olimpo dell'alpinismo di tutti i tempi, appartenere a una cerchia ristretta, a una elite selezionata. Mario Vielmo il 20 luglio 2007 si è iscritto a questo club esclusivo. Lo ha fatto anche per ricordare due vicentini che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dell'alpinismo: Gino Soldà e Renato Casarotto. A loro ha voluto dedicare la vetta del K2, la montagna degli italiani e ora, grazie all'alpinista di Lonigo, anche dei vicentini. Racconta l'avventuroso viaggio verso il campo base e la sofferta e difficile scalata fino alla vetta di Mario Vielmo e dei compagni che con lui hanno dato vita alla spedizione "K2 Freedom", riproponendo con uno stile avvincente le fasi salienti di una esperienza esaltante e intensissima ma anche purtroppo tragica e dolorosa per la scomparsa, durante la discesa dalla vetta al campo 4, di uno dei quattro componenti il gruppo, il forte alpinista umbro Stefano Zavka.
Vielmo presenterà inolte il nuovo libro di Claudio Tessarolo "k2 La vetta infranta" con la propria testimonianza. "

Cai di Verona. Pubblicate le serate culturali 2008-09...

A cura di Luciano Fumagalli - Gino Sorbini
Le serate si terranno presso la sede del C.A.I. in via S. Toscana 11 con inizio alle ore 21.00 circa

18/11/2008 Venticinquesimo della Scuola di fondo - fondo escursionistico
presentazione programma gite invernali - sci + ciaspole
25/11/2008 I giardini del Baldo
a cura di Gabriele Vantini0
9/12/2008 LAAC Associazione Alpinisti Veronesi chiodatori
13/01/2009 I quattromila Europei
a cura di Fausto Righetti
20/01/2009 Orizzonti verticali di un capogita Dalla nord della Agner al Badile
A cura di Beghelli Roberto
27/01/2008 Patagonia…alla fine del mondo
a cura di Piero e Elena
03/02/2009 Andar per monti
a cura di Ezio Etrari
17/02/2009 Una traccia da seguire
a cura della scuola di Alpinismo Priarolo
03/03/2009 Una vita sopra i numeri
a cura di Leonardo dal Prete
17/03/2009 "Dentro il cuore del vaio"
diapositive storiche e attuali dalla nascita del torrentismo nel veronese a oggi, 25 anni di discese -a cura di Beppe Pighi
24/03/2009 Presentazione gite estive
a cura della commissione di escursionismo
31/03/2009 Kilimangiaro - Marocco
a cura di Pavoni Franco
14/04/2009 Tra i ghiacci della Groelandia
a cura di Daniela Molinari
28/04/2009 Iran….splendori di Persia
a cura di Paolo Massarola - Guerra Massimo
12/05/2009 Trekking sull'Etna
a cura di Roberta - Lorenzo - Zoe
26/05/2009 India …Ladach - Stok Kangry
a cura di Gino Sorbini
09/06/2009 II parte programma gite estive
a cura della commissione di escursionismo

Festa della nuova sezione CAI di Legnago...

da: http://digilander.libero.it/cailegnago/
Festa della Sezione: per festeggiare il passaggio a SEZIONE CAI avvenuta lo scorso Gennaio, sabato 15 novembre presso il Centro Giovanile SALUS di Legnago dalle ore 15,00 tutti i Soci e simpatizzanti potranno assistere alla dimostrazione di arrampicata sportiva nella palestra artificiale di roccia sita al 1° piano del centro, chi lo volesse potrà cimentarsi con le prese con l'assistenza di persone esperte e con l'attrezzatura messa a disposizione dal gruppo JPB.

A seguire alle ore 18-18,30 una rassegna di cori di montagna alieterà i presenti con cante alpine e folcloristiche, la manifestazione continuerà poi alle ore 21.00 presso il teatro con un ospite illustre il noto alpinista Silvio "gnaro" Mondinelli che proporrà le più significative ascensioni alle montagne più alte del pianeta.

domenica 9 novembre 2008

da www.larena.it: Bandierine per la pace sulla «Cima TIBET»

GIAZZA. Sventolano su un palo alto 4 metri, coloratissime, e arrivano direttamente dalle valli himalayane dove sono simbolo di spiritualità
di Vittorio Zambaldo.
C’è chi sulle cime del TIBET ci arriva davvero portando la bandiera di Verona, come nella recente spedizione «On the rocks» dei veronesi Andrea Zambaldi e Andrea Montolli, arrivati sulla cima dello Shisha Pangma (8.027 metri) e chi il TIBET lo porta nel cuore e ne ricostruisce lo spirito alpino alle porte di casa. Come Flavio Begali, socio della sezione Cesare Battisti del Cai, che da un trekking in Nepal nel 1998 nel Langtang, al confine con il TIBET, rimase folgorato dall’incontro con una comunità di monaci buddisti. Le loro multicolori bandierine di preghiera che sventolano nelle valli himalayane sono diventate per lui una bella ossessione: «Me ne ero procurate alcune in Nepal con l’idea di portarle sulle montagne di casa nostra e sistemarle sul gruppo del Carega», racconta Begali. È così che, d’accordo con Flavio Giuliani e Adriano Testa, compera un palo di quattro metri e il 12 settembre di otto anni fa lo pianta sulla cresta di Costa Media, all’uscita del sentiero attrezzato Angelo Pojesi, a 2.030 metri di altitudine, nello spartiacque fra la Valle di Revolto e quella dei Ronchi, poco più in basso di Cima Madonnina.Da allora continuano a sventolare lassù, attaccate al palo, le bandierine di preghiera TIBETane, rinnovate ogni tanto quando il vento le consuma: «Ad ogni amico che va in Nepal o in TIBET affido il compito di portarmene di nuove», rivela Begali.Dopo qualche mese arrivò anche una targa ricordo dell’amicizia fra il «Cesare Battisti» e la scuola di Gurmo-Selung, in TIBET, finanziata dalla generosità dei «battistini» tramite l’associazione Eco Himal di Tona Sironi Diemberger. Porta incisa la scritta «Free TIBET» e il mantra più famoso: «Om mani padme hum», che letteralmente significa «Salve, gioiello nel fiore di loto», ma il cui significato recondito è molto più profondo e spirituale e rimanda alla fonte della conoscenza e della propria realizzazione nella vita. Col tempo il crinale con le bandierine è stato preso da alpinisti ed escursionisti come punto di riferimento e comunemente chiamato «Cima TIBET», anche se in realtà non si tratta di una cima vera e propria.«Non ho voluto divulgare troppo la notizia delle bandierine perché in realtà non avevo nessuna autorizzazione per metterle e anche perché il territorio è di competenza della Sat di Ala: a voce avevo ricevuto rassicurazione che avrei potuto sistemare le bandierine, ma nulla più», racconta Begali, che a distanza di anni rivela il retroscena, ma si sente anche con le spalle al sicuro: «Sono passati di lì migliaia di alpinisti e nessuno ha sollevato lamentele: c’è stato insomma un tacito consenso, anche in considerazione dell’iniziativa che è soprattutto spirituale e pacifica».A conferma di questo è arrivato anche il recente evento dei fumogeni rossi accesi per solidarietà al TIBET, lo scorso maggio, durante la rivolta contro l’occupazione cinese e in occasione dell’apertura dei giochi olimpici di Pechino.A Cima TIBET, come su altre cime del Carega, si sono recati degli escursionisti che contemporaneamente hanno acceso di rosso il cielo, come annunciato su internet dalla pacifica protesta (The sad smoky mountains & skyscrapers) organizzata con un tam tam virtuale dall’alpinista ed editore vicentino Alberto Peruffo: «Ad agosto ero in vacanza a Courmayeur è ho fatto lo stesso gesto su una montagna valdostana», racconta Begali, «ma con il pensiero ero a Cima TIBET. Continuerò a prendermi cura di questo luogo», assicura, «perché sia punto di memoria per chi passa, luogo di sosta, di preghiera e di riflessione sulla pace e la tolleranza».

mercoledì 5 novembre 2008

Si è sposato Diego (finalmente!)

(Dal nostro corrispondente Davide Mantovanelli)
Francoforte, venerdì 17 ottobre 2008

Ebbene si, non potevo credere ai miei occhi...Diego Marani in persona davanti ad un altare..e in giacca e cravatta, poi! Neppure le mie orecchie potevano credere a quel strano suono...: "JA!".

Mi sono subito chiesto: <<"Ja" va bene lo stesso? Vuol dire si? E' valido? MAH...chissà...vedremo>>

Nel frattempo non posso che portare a Diego e Gemma il saluto e l'augurio di una vita felice da parte di tutto il Diretttivo e di tutti gli Amici della Montagna.

BRAVO DIEGO!

(ti aspettiamo presto in Italia!)

sabato 1 novembre 2008

«Così la LESSINIA non si salverà»

da http://www.larena.it/
LA PROTESTA. Il regista Alessandro Anderloni commenta amaramente l’intervento e ricorda: «Non tornerò mai più sul Corno d’Aquilio, che ora diventerà una pista»
Averardo Amadio, del Wwf, ha cercato in tutti i modi, anche come membro del Comitato tecnico scientifico del Parco, di contrastare la bitumatura della Aliana, ma senza successo. «Resto dell’idea che rendere più facile alle auto l’accesso al Parco sia un controsenso: è nella natura dell’area protetta essere accessibile solo a piedi e ribadisco che se c’erano dei soldi da spendere era meglio spenderli per la promozione del Parco e a vantaggio dei residenti, anziché per incentivare l’invasione di auto e moto. Purtroppo in pochi si preoccupano di dar valore alle risorse interne al Parco, pensando sempre che la ricchezza arrivi da fuori», è l’amara conclusione dell’esponente ambientalista.Alessandro Anderloni a due passi dalla strada Aliana ha girato il film «L’Abisso», per gli 80 anni della Spluga della Preta: «Tra gli speleologi stanno girando decine di mail di stupore, di rabbia e protesta. Qualcuno parla di fare ricorsi, ma tutti sanno quanto siano inutili 9 volte su 10», commenta da Berlino, dove è in questi giorni per il filmfestival, alla notizia dell’asfalto sulla strada Aliana. «Probabilmente un’ultima camminata silenziosa e disperata la faremo lassù. Cammineremo a testa bassa, parlando sottovoce e piangendo, per dire a tutti che la LESSINIA non si salverà. Io, poi, non tornerò mai più sul Corno d’Aquilio, che ora diventerà una pista per fuoristrada, moto e quad. Ci sarà anche chi proporrà tra qualche mese il rally Fosse-Sega di Ala, per la gioia dei predatori del silenzio. Allora quei luoghi, che don Alberto Benedetti ci ha fatto scoprire e amare, saranno perduti. Lui, lassù, andava a piedi, da solo, pregando e ringraziando Dio per la bellezza del Creato. Ora forse soltanto l’inaccessibile Spluga della Preta si salverà», conclude Anderloni. V.Z.