mercoledì 8 luglio 2009

Da Diego Marani: f i n a l m e n t e

Finalmente. L'ultimo numero della rivista della montagna (RdM) è dedicato al camminare lento e al camminare a bassa quota: il motivo è la presentazione della Via Francigena, l'antico cammino usato dai pellegrini medioevali che torna a essere proposto a quegli escursionisti che dalla Val d'Aosta vogliono camminare verso Roma. Il modello, il punto di riferimento, è il Cammino verso Santiago di Compostela in Spagna, che dopo aver vissuto una seconda giovinezza tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, è ormai diventato una piccola moda.
Alcune tappe della Via Francigena, come quelle che attraversano le Alpi o l'Appenino (parmense, per arrivare poi a Lucca) o quelle finali che puntano a Roma, trovano una lunga descrizione nel numero speciale della RdM.
Tra i vari articoli proposti c'è anche un intervista allo scrittore-camminatore Enrico Brizzi (autore, fra l'altro, di Nessuno lo saprà e Il pellegrino dalle braccia di inchiostro) il quale rivela che «La gioia più grande, però resta quella di insegnare l'amore per l'aria aperta alle mie figlie». Molto interessanti anche le interviste a Sergio Valzania - camminatore e direttore di Radio Rai - e a Maria Carmen Furles, spagnola e presidente di Cammini d'Europa, la quale dimostra che il turismo legato al camminare è una risorsa anche economica.
***
È un numero veramente “speciale” della RdM dunque, quello di maggio 2009 (http://www.rivistadellamontagna.it/)
. Ed è anche un segnale importante: per tanto, forse per troppo tempo, in Italia “andare a camminare” è stato sinonimo di “andare in montagna”. E andare in montagna voleva e vuol dire soprattutto andare sulle Dolomiti e sulle Alpi, visto che gli Appennini sono stati spesso un po' snobbati sia dai camminatori sia dagli addetti ai lavori.
Invece c'è anche un camminare che si sviluppa a bassa quota, in collina o addirittura in pianura. All'estero sembrano averlo scoperto già da un pezzo.
In Spagna sono ormai numerose le vie che portano verso Santiago: non esiste infatti solo il famoso cammino di Santiago che parte dai Pirenei, al confine con la Francia, e attraversa la Spagna da est a ovest; ci sono tanti altri percorsi: come il cammino cosiddetto della Costa; o quello che parte da Porto, in Portogallo; oppure ancora la Via della Plata, che parte da Siviglia e attraversa tutta la Spagna da sud a nord. Su questi percorsi non è difficile trovare intere famiglie: padri madri e figli; zii e nipoti (una volta mi è capitato di incrociare perfino nonno e nipote). Si mangia in bar o ristoranti che, soprattutto a pranzo, offrono menù a prezzo fisso accessibili dal portafoglio di qualsiasi camminatore, anche dei più spartani (o di chi appunto si sposta con bambini al seguito). E spesso si dorme in paesini che altrimenti verrebbero ignorati dal veloce turista automunito. Si dorme in rifugi che non sono alberghi mascherati, o in agriturismi dove ancora i gestori coltivano veramente i campi e allevano le bestie.
Questa tendenza al camminare per un fine settimana, per una settimana o un mese come forma di vacanza non riguarda solo la Spagna, non deriva solo dal successo del cammino di Santiago.
In Francia ci sono le Grande Randonnée, i grandi sentieri, di cui la Francia – e i francesi – sono orgogliosi. La Gr 65, che da Le Puy en Velay (ma c'è chi parte da Ginevra, in Svizzera) si dirige verso Saint Jean Pied de Port – da dove inizia il cammino di Santiago – non tocca alcuna grande città e attraversa invece il Massiccio centrale e quella Francia rurale che ancora valorizza il proprio mondo contadino.
In Svizzera e soprattutto in Germania si può camminare in collina, in pianura, a fianco di fiumi e laghi; per i tedeschi è un'attività così importante che hanno dedicato una parola speciale: wandern, che non è laufen (camminare) ne gehen (andare a piedi). Wandern è qualcosa come “fare un'escursione a piedi”.
In Germania i sentieri sono segnati benissimo, con pali e cartelli; spesso si può camminare direttamente dalle stazioni dei treni (!), da dove partono o passano i sentieri; e nei paesini posti lungo un sentiero, anche nei più piccoli, si possono trovare camere da privati dove dormire (o pensioncine) che offrono un letto e una prima colazione - quasi sempre pantagruelica - a prezzi talmente economici che in qualsiasi città italiana sembrerebbero non solo di un altro paese, ma addirittura di un altro mondo.
Tutti questi esempi (che ho sperimentato a piedi di persona) vorrebbero essere un monito: speriamo che la Via Francigena in Italia non sia un bella idea destinata ad essere troppo presto abbandonata.
Camminare a bassa quota significa avere una rete di sentieri ben segnati, sia sul terreno sia sulle cartine; significa trovare pensioni o agriturismi dove cenare, dormire e fare una abbondante prima colazione con non più di trenta/quaranta euro oppure rifugi dove poter cucinare e dove trovare bagni e letti puliti per la metà; significa che le amministrazioni locali iniziano a considerare i camminatori non più come turisti di serie B ma come visitatori su cui investire, anche perché chi viaggia a piedi si ferma più a lungo in una regione; significa avere una rete di trasporti pubblici che permette a chi viaggia a piedi di avere treni e autobus per arrivare e tornare dai sentieri, senza essere costretto a camminare per ore su massacranti e pericolose strade asfaltate destinati alle auto.
Camminare a bassa quota (ma lo stesso discorso vale, per molti aspetti, anche per la bicicletta) significa anche e forse soprattutto sviluppare un interesse, un'abitudine, una cultura a partire dalle scuole. Chi ha detto che le gite scolastiche non si possono fare a piedi? Serve la convinzione che per valorizzare il proprio territorio, le proprie tradizioni, la propria storia, non è abbastanza parlare dialetto o organizzare qualche festa dove andare a mangiare il risotto e la polenta: prima di tutto il proprio territorio bisogna conoscerlo. E il modo migliore di farlo è a piedi.
Senza andare tanto lontano, vi immaginate qualcosa di simile in provincia di Verona? Una rete di sentieri e di piste ciclabili per famiglie lungo il lago di Garda e da Verona al lago? Un cammino che da Soave o da San Bonifacio riesca ad arrivare a Sirmione attraversando l'est e l'ovest veronese? Una dorsale delle valli? Una pista ciclabile e una rete di sentieri lungo l'Adige, dal confine con il Trentino fino a Legnago? Temo che siamo ancora molto lontani da tutto questo.
Diego Marani

Nessun commento: