Da "L'Arena" del 24 marzo 2008:
" L’idea è semplice: conservare anche per le future generazioni una caratteristica del Veronese, la presenza di aree naturalistiche a ridosso della città. Questa realtà, già ridimensionata dal disordinato sviluppo edilizio, deve trovare tutela di legge, se vogliamo salvare il salvabile. Per esempio, la fascia collinare tra Verona e Lessinia. Il momento è questo, perché i Comuni interessati — subito Negrar, tra poco Grezzana — stanno per varare i nuovi piani di assetto territoriale (Pat), le linee-guida dell’urbanistica. Verona ha già approvato il suo Pat e per le colline ha cancellato il parco che era stato previsto dalla precedente giunta. Un ricorso delle associazioni ambientaliste al Tribunale amministrativo regionale è stato respinto, ma la giunta Tosi, pur avendo cancellato il parco («vincoli troppo rigidi»), ha promesso comunque di tutelare il verde e di riallacciare il dialogo con chi vuole difenderlo. Così, alla prima riunione del comitato pro colline istituito dal Comune, i rappresentanti dell’associazione Lessinia Europa hanno rilanciato una proposta che coinvolge anche Negrar e Grezzana. Spiegano Emanuele Napolitano e Tomaso Bianchini: «Il parco delle colline è stato cancellato dal Pat di Verona, ma sulle Torricelle, fino a Montecchio, al confine con Negrar, resta un vincolo di non edificabilità per un’area di circa 3700 ettari, mantenuto dall’attuale amministrazione comunale di Verona. La proposta è di collegare a questa zona 850 ettari del territorio comunale di Negrar per creare una grande area naturalistica che si proietta direttamente nel cuore verde della Lessinia, nelle zone attraversate dal sentiero Europeo E5». Il parco, o come lo si voglia chiamare, dovrebbe prevedere la non edificabilità già sancita sulle colline veronesi: una cautela contro gli abusi legalizzati — che la giunta Tosi di Verona ha detto di non voler più tollerare, promettendo anche demolizioni — come quelli fioriti grazie alla legge regionale sugli «annessi rustici»: villette spacciate per case rurali, garage che per la legge sarebbero fienili e via devastando. «Una percentuale del territorio agricolo di Negrar attorno al 20%, sarebbe così tutelata e preservata nel suo aspetto naturale», concludono Bianchini e Napolitano. «Da 18 mesi lo proponiamo al Comune di Negrar». Il Comune di Verona ha annunciato di voler invitare quelli di Negrar e di Grezzana al prossimo incontro dedicato al futuro delle colline; il sindaco di Negrar, Alberto Mion, accetta sin d’ora l’invito: «La tutela di quest’area verde, una delle poche rimaste, ci interessa sicuramente». Ma la proposta di Lessinia Europa (vincolo di inedificabilità sul 20 per cento del territorio comunale di Negrar) sarà difficile da mandar giù. Anche se Mion garantisce che eventuali concessioni edilizie in collina saranno «solo per vere aziende agricole, e non indiscriminate». Niente villette spacciate per stalle, insomma, «solo effettivi edifici di aziende agricole, adiacenti a case rurali». Il sindaco Mion vorrebbe tanto voltar pagina: basta negrarizzazione del territorio. Ma come si fa a negare all’elettore di «costruire la casa del figlio»? Piergiorgio Tombolan, l’urbanista incaricato di stendere il Pat: «Vietare l’edificazione non è il modo di tutelare il territorio. Se c’è qualche famiglia che presidia la campagna va tutelata almeno quanto gli animali e le piante». Questo finora il tenore del dibattito a Negrar. Ma se la salvezza del paesaggio sta a cuore a tutti — dicono così — questo parco delle colline non affossiamolo prima ancora che sia nato .
Da Avesa a Costanza camminando nel verde.
Il sentiero Europeo E5, reclamizzato come itinerario a piedi «dal lago di Costanza all’Adriatico», in realtà arriva (o parte) ad Avesa, alla fontana del leone, dove un tabellone ne illustra il tracciato lungo 600 chilometri. I segnali che indicano il cammino sono strisce orizzontali rosso-bianco-rosse con la sigla E5 in nero. Chi le segue risale la Val Borago e, avendo gambe e tempo (30 giorni almeno), valica le Alpi e arriva al lago di Costanza attraverso Austria, Germania e Svizzera. Sulle tracce dell’ideatore, Hans Schmidt di Sonthofen, sono migliaia gli escursionisti che hanno percorso per intero il sentiero, dall’inaugurazione avvenuta il 2 luglio 1972. Il tracciato attraversa anche zone rocciose in alta quota, ma non è necessario essere scalatori. Lungo il cammino si può pernottare in rifugi alpini. IL TRATTO VERONESE da Avesa risale la Val Borago (scale artificiali all’uscita dal canyon) fino a Montecchio, poi prosegue sul crinale fino a Schioppo, scende al Ponte di Veja e al Ponte Basasenoci, risale per le contrade Rocca, Portello e Masselli fino a Erbezzo e si inoltra nel Vajo dell’Anguilla per sbucare a Maregge. Da questa contrada sopra Boscochiesanuova il sentiero si snoda nell’Alta Lessinia fino a Malga Parparo di sopra, scende a Giazza lungo la strada delle Gosse e risale il vallone di Campobrun fino al rifugio Scalorbi. Giuseppe Anti
Da "L'Arena" di domenica 23 marzo 2008 "
Da "L'Arena" di domenica 23 marzo 2008 "
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