Il primo è La leggenda dei monti naviganti, che già è un titolo mirabile: come possono le montagne navigare, andare per mare? E poi l'autore è una garanzia: Paolo Rumiz, triestino, padano, (mittel)europeo, uomo di montagna e di mare, di oriente e di occidente, è un giornalista di Repubblica.
Inviato speciale nei Balcani anche durante le guerre degli anni Novanta, dopo un iniziatico viaggio a Vienna in bicicletta con suo figlio, ha scoperto la potenza evocatrice del viaggiare lento: a piedi, in bici, in treno, in barca a vela, con una Topolino.
Avvertenza per chi non lo conoscesse: è uno scrittore pericoloso; se per caso vi appassionate al suo modo di scrivere e descrivere, alle sue intuizioni, al suo viaggiare che assomiglia sempre più un affidarsi all'istinto e alle persone che incontra, rischiate di non abbandonarlo e di leggere e rileggere anche i suoi libri precedenti (quasi tutti pubblicati da Feltrinelli, anche in edizioni economiche).
Questa leggenda di monti naviganti parla di montagne ma non è un "libro di montagna" nel senso classico del termine: non racconta di ascensioni, rifugi, sentieri, camminate, insomma di tutte quelle (piacevolissime) cose di cui si occupano anche gli Amici della montagna.
Parla invece delle Alpi - Ma-con-gran-pena-le-reca-giù. Ricordate la maestra alle elementari? - e degli Appennini, perché anche gli Appennini sono montagne, montagne vere. Rumiz percorre gli Appennini «deserti e sconosciuti» con la Nerina blu (una Topolino del '53) perché «dopo anni di bicicletta, sapevo che i mezzi lenti non sono solo un modo per vedere di più, ma anche un filtro per selezionare gli incontri». Infatti «utilitarie e biciclette attirano solo i simpatici, i bambini, i matti, i solitari e i vecchi, originali dalla memoria di ferro, che sono proprio le persone con cui vale la pena fermarsi sulla strada della vita».
Rumiz racconta paesaggi e luoghi ma soprattutto persone e storie. Perché le montagne si definiscono anche in funzione delle valli e dei paesini, delle strade che ci arrivano e di quelle che le evitano, dei trafori e dei passi, e - forse più di tutto il resto - delle persone che ci abitano.
Avvertenza per chi non lo conoscesse: è uno scrittore pericoloso; se per caso vi appassionate al suo modo di scrivere e descrivere, alle sue intuizioni, al suo viaggiare che assomiglia sempre più un affidarsi all'istinto e alle persone che incontra, rischiate di non abbandonarlo e di leggere e rileggere anche i suoi libri precedenti (quasi tutti pubblicati da Feltrinelli, anche in edizioni economiche).
Questa leggenda di monti naviganti parla di montagne ma non è un "libro di montagna" nel senso classico del termine: non racconta di ascensioni, rifugi, sentieri, camminate, insomma di tutte quelle (piacevolissime) cose di cui si occupano anche gli Amici della montagna.
Parla invece delle Alpi - Ma-con-gran-pena-le-reca-giù. Ricordate la maestra alle elementari? - e degli Appennini, perché anche gli Appennini sono montagne, montagne vere. Rumiz percorre gli Appennini «deserti e sconosciuti» con la Nerina blu (una Topolino del '53) perché «dopo anni di bicicletta, sapevo che i mezzi lenti non sono solo un modo per vedere di più, ma anche un filtro per selezionare gli incontri». Infatti «utilitarie e biciclette attirano solo i simpatici, i bambini, i matti, i solitari e i vecchi, originali dalla memoria di ferro, che sono proprio le persone con cui vale la pena fermarsi sulla strada della vita».
Rumiz racconta paesaggi e luoghi ma soprattutto persone e storie. Perché le montagne si definiscono anche in funzione delle valli e dei paesini, delle strade che ci arrivano e di quelle che le evitano, dei trafori e dei passi, e - forse più di tutto il resto - delle persone che ci abitano.
Così questo libro parla anche di questa nostra Italia che con le montagne e con la gente di montagna sembra avere un rapporto strano: troppo spesso pare come ignorarle.
Mentre invece Rumiz ce le ricorda.
***
Diego Marani
***
Diego Marani
1 commento:
penso proprio che andrò in cerca di questo libro: dev'essere interessante per chi, come me, non può andare sulle cime a causa della salute, ma che apprezza il girovagare senza fretta per le montagne......
Posta un commento