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«Dall'incontro delle più belle pareti con gli arrampicatori più forti», scrisse a suo tempo Dino Buzzati, «sono nati i capolavori dell'alpinismo moderno». Se il grande scrittore e giornalista bellunese fosse ancora vivo non mancherebbe certo di commentare entusiasticamente l'impresa portata a compimento da Nicola Tondini, Alessandro Baù e Alessandro Beber lo scorso settembre sulla «parete delle pareti», la nord-ovest del Civetta. Si chiama «Colonne d'Ercole» ed è senza dubbio destinata a rappresentare un riferimento per chi vorrà, da oggi in poi, misurarsi con le massime difficoltà in arrampicata libera con protezioni tradizionali sulla più alta e verticale muraglia delle Dolomiti. Insomma, una pietra miliare nel lungo cammino dell'alpinismo dolomitico, che corre non distante da quelle che per decenni hanno rappresentato a loro volta altre due pietre miliari: la «Solleder-Lettenbauer» e il diedro «Philipp-Flamm». Ma c'è un motivo in più per guardare con particolare entusiasmo a questa impresa: a realizzarla ha contribuito in maniera determinante il veronese Nicola Tondini, che si è avvicendato come capocordata nell'apertura con il padovano Baù e col trentino Beber..
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