martedì 8 luglio 2008

Ferrate, seconda giovinezza - da www.larena.it

" Non hanno perso il loro fascino le vie ferrate del Gruppo del Carega, anche se da un certo punto di vista alpinistico sono state guardate in passato con sospetto se non addirittura odiate perché toglievano alla roccia la sua purezza e degradavano l’alpinismo. Invece un grande alpinista come Giancarlo Biasin, accademico del Cai, che nella sua breve vita aveva compiuto circa 180 salite, una cinquantina di sesto grado, aperto tre nuove vie sulle Alpi e diverse altre sulle Piccole Dolomiti, immaginava che le ferrate potessero portare in montagna anche chi per timore o doti atletiche se ne stava lontano.«Aveva il potere di trascinare anche i morti», hanno raccontano i suoi compagni di ascensioni ed è stato questo suo impulso probabilmente a fargli immaginare sul Gruppo del Carega nella parete di Passo Pertica, dove già aveva aperto tre difficili vie, di disegnare e cominciare a tracciare la ferrata che oggi porta il suo nome. Ardita via di roccia iniziata con la collaborazione di Ruggero Claudio che la completerà.La prima in assoluto, aperta 50 anni fa, è la ferrata «Carlo Campalani» lungo il roccioso e panoramico sperone sudest di Cima Carega. «È nata da un’intuizione di mio padre Nereo», racconta Ruggero Claudio, allora quindicenne. Il papà, ufficiale alpino alla Scuola militare di Aosta, aveva avuto per compagni nomi che hanno fatto la storia dell’alpinismo del ’900: Bramani, Castiglioni, Detassis, Soldà.Quando tornerà a Verona, a fine guerra, dopo essere scampato alla spedizione in Russia per il lavoro strategico alle fonderie La Cogne, farà l’ispettore del rifugio Scalorbi per il Gruppo alpino operaio (Gao) di Verona e lì, guardando nell’inverno la parete sudest di Cima Carega sgombra di neve grazie alla sua esposizione, immaginerà il tracciato di quella ferrata che sarà realizzata come un gioco e un divertimento nell’arco di un anno con l’aiuto di Bepi Bonazzi, Toni Conterno, Vittorio Marangoni, Renato Nicolis, il figlio quindicenne Ruggero, Sandra Righetti e Fernanda Testi addette alla cucina e ai rifornimenti.Tutti sono stati ricordati e ringraziati domenica al rifugio Scalorbi in una semplice cerimonia dal presidente del Gao Carlo Signoretto e dal vice Guido Blasi, sulle melodie del coro «La voce del Rengo», diretto dal maestro Piero Zamboni, che ha caricato l’evento dell’atmosfera tipica che caratterizza la solidarietà e l’amicizia tra la gente che frequenta la montagna per passione.La terza via attrezzata nel gruppo del Carega, molto frequentata dai veronesi, è il Sentiero Angelo Pojesi, che rispetto alle altre due vie patisce però la posizione meno esposta: il tracciato è per gran parte in ombra nella prima parte della giornata e impraticabile quando la neve copre i contrafforti del Carega verso la Val dei Ronchi. (Vittorio Zambaldo ) "
Fonte : L'Arena del 08 Luglio 2008

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