martedì 8 gennaio 2013

Da Marco: AMORES PERROS

Il colectivo che mi trasporta a El Calafate parte alle 7.30 da El Chalten.
Mi alzo senza far rumore per non svegliare i miei compagni di stanza. Attraverso a piedi il paese ancora addormentato fino al terminal dei bus.
La strada che collega Calafate a Chalten percorre le sponde del lago argentino per poi seguire il corso del rio Fitz Roy. Sono 3 ore di viaggio.
Arrivato a Calafate faccio colazione e telefono a casa. il locutorio e' proprio davanti al bar dove lavora Pamela. Ieri da Chalten sono entrato in una agenzia viaggi e ho chiesto di chiamarla per dirle che sarei tornato in mattinata. Ma non aveva risposto.
Devo trovare da dormire, esco dal locutorio e mi fumo una sigaretta. In quel momento Pamela esce dal bar e mi vede, mi saluta. sono sull'altro lato della strada e le vado incontro, mi dice che termina di lavorare alle 16.00. La aspettero' nel bar di fianco. 
Mentre  cerchiamo di comunicare e conoscerci meglio ci sorridiamo. Ci sono 2 cani randagi che ci ronzano intorno. Uno dei due si accovaccia sotto al tavolino dove siamo seduti in attesa di cibo. Fumiamo insieme gustandoci l'incontro tra uno scroscio di pioggia e un bagno di sole.
"Pamela, come si chiamano i cani randagi?" le chiedo
"perros".
mi viene in mente un film di Inarritu. credevo che perros significasse perduto.
Mi invita a casa sua. La seguo in cucina mentre scalda una brocca di acqua e prepara un mate con lo zucchero. Mi spiega che in Argentina usa cosi. Si beve insieme dalla stessa cochida, un sorso a testa. si passa del tempo insieme a charlar.
Mentre si fa una doccia guardo la finestra. Un vento freddo sposta le tende per fare spazio ad un sole violento che invade la stanza.

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